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Serie A in lutto, l’ex calciatore colpito da un malore improvviso

Un improvviso lutto ha colpito il mondo del calcio e in particolare la nostra Serie A. Silenziosamente, come certe mezzali che non fanno rumore ma ti rimangono dentro. Se n’è andato durante una festa in famiglia, nella sua Colombia, a Cúcuta. Un malore improvviso che non ha lasciato scampo. Il calcio piange Jorge Bolaño, morto all’improvviso a soli 47 anni.

In Italia arrivò nel 1999, comprato da un Parma ambizioso che sognava lo scudetto e parlava sudamericano. Rimase per sette stagioni in gialloblù, facendo la spola tra campo e panchina, ma sempre con grinta da vendere. Poi vennero le esperienze con la Sampdoria, con il Lecce e infine con il Modena, chiudendo una parentesi italiana che durò più di un decennio.

In mezzo, presenze con la nazionale colombiana e una stima trasversale: non era un artista del pallone, ma un lavoratore vero, uno che il pallone lo rispettava. Esordì giovanissimo, nel Junior de Barranquilla, nel 1993. Era figlio d’arte, e la Colombia già lo guardava con occhi attenti.

Centrocampista di sostanza, con fiammate di qualità, si fece notare per equilibrio e spirito di sacrificio. L’Europa lo chiamò, e lui rispose con entusiasmo, poi tornò in patria a chiudere la carriera nel Cúcuta Deportivo nel 2013. Anche in seguito Bolaño non si è mai staccato dal pallone: fino all’anno scorso faceva parte dello staff tecnico della Colombia Under 17, e accompagnva i ragazzi sulle strade che lui stesso aveva calcato.

Jorge Bolano, il messaggio della federazione colombiana

L’ex centrocampista del Parma e di altre squadre italiane collaborava anche come commentatore, e anche in questo ruolo era apprezzato per la sua competenza e per la sua discrezione. La notizia della sua morte è arrivata in diretta TV, durante Junior-Medellín, come un pugno nello stomaco. Lo hanno annunciato con la voce incrinata su “El Metro”, e da lì il mondo ha saputo.

La sua eredità continuerà a vivere nella memoria dello sport colombiano“, ha scritto la Federazione colombiana. Ed è vero: Bolaño era uno di quelli che non alzava mai la voce, ma che tutti ascoltavano. Perché chi ha il calcio nel sangue, anche quando smette di correre, continua a farlo battere nei cuori degli altri.

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