
Una notizia sorprendente ha scosso il mondo dello sport e del ciclismo: Romans Vainsteins, ex campione del mondo, è stato arrestato all’aeroporto di Orio al Serio di Bergamo. L’ex ciclista lettone, che nel 2000 conquistò il titolo mondiale a Plouay, in Francia, è stato fermato per una vecchia condanna legata alla violazione degli obblighi di assistenza familiare.
Vainsteins, che in passato viveva con la moglie e la figlia a Bergamo, era stato condannato nel 2018 a causa del mancato pagamento dell’assegno di mantenimento previsto dagli accordi di separazione. L’ex ciclista aveva cessato di versare il contributo mensile di 516 euro, stabilito per il sostegno della figlia. Nonostante la sentenza, la pena non era stata eseguita fino ad ora, fino al suo arrivo in Italia.
Secondo quanto riportato da L’Eco di Bergamo, Vainsteins aveva lasciato l’Italia nel 2001, dopo la separazione dalla moglie, e si era trasferito in Lettonia. La moglie, che risiede tutt’oggi in provincia di Bergamo con la figlia, aveva denunciato l’ex ciclista per il mancato versamento degli alimenti.
Nel 2018, a seguito del processo, Vainsteins era stato condannato a 4 mesi di reclusione e una multa di 300 euro. La pena non era stata eseguita fino al suo rientro in Italia, dove, appena atterrato da Riga, è stato arrestato dalle autorità.
Ciclismo sotto choc, arrestato Vainsteins
In base alla legge italiana, la violazione degli obblighi di assistenza familiare è punibile con una pena detentiva che può arrivare fino a un anno di reclusione, o con una multa fino a 1.032 euro. Nel caso di Vainsteins, il tribunale ha confermato la condanna a 4 mesi di reclusione. L’ex ciclista è stato quindi portato in carcere a Bergamo, dove dovrà scontare la sua pena.
La notizia dell’arresto di Vainsteins ha suscitato grande sorpresa, considerando il suo status di ex campione mondiale. Il caso evidenzia anche le difficoltà legate all’esecuzione delle pene in contesti internazionali, soprattutto quando i soggetti coinvolti vivono all’estero.
Il caso di Romans Vainsteins si inserisce in un contesto di crescente attenzione sui diritti e i doveri legati alla famiglia, con le forze dell’ordine italiane che, in questo caso, hanno fatto rispettare la sentenza.
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