x

x

Vai al contenuto

I sogni nel cassetto del “maestro” Giampaolo: “Allenare i ragazzi a casa mia e…”

Marco Giampaolo, allenatore del Lecce, si è raccontato in una lunga intervista a Radio TV Serie A. Ecco alcuni estratti della lunga intervista, in cui il “maestro” ha fatto alcune rivelazioni inedite sulla sua vita dedicata al calcio, tra presente e futuro.

Marco Giampaolo, lo stop di due anni lontano dai campi di gioco

Il tecnico del Lecce ha parlato dei suoi due anni lontano dai campi di gioco, dopo la negativa esperienza alla Sampdoria: “Sono stato due anni a casa e non mi sono mai annoiato, non è che non dormivo perché dovessi allenare una squadra e quindi ho trascorso il primo anno a fare cose diverse rispetto a pensare al calcio”.

“Poi – ha proseguito Giampaolo – superato il primo periodo, mi sono messo a far cose che mi piacevano e non ho fatto altro che aspettare la chiamata che potesse rimettermi in gioco. La mia preoccupazione era farmi trovare pronto e preparato nel momento in cui fosse arrivata la chiamata ma mi preparavo, studiavo, aggiornavo per essere pronto nel momento in cui fosse arrivata una proposta. Ma l’ho vissuta serenamente”.

Perché lo chiamano “maestro”

“Dipende da che accezione si dà al termine, se maestro in senso di rispetto, o maestro perchè ti prendono in giro (ride, n.d.r). Probabilmente per le mie caratteristiche, ma non mi sento un maestro, sono un organizzatore di squadre, di collettivo, che non si limita agli 11, ma allargo la sfera a tutti i calciatori che ho sempre allenato affinché ognuno si riconoscesse in un compito, in un ruolo e non ho mai pensato ad un calcio o un’organizzazione individuale, come quella di oggi in Italia”.

“Il fatto di pensare di giocare in un modo collettivo – ha proseguito il tecnico nativo di Bellinzona – e il dover comunque trasferire dei messaggi, probabilmente ha fatto arrivare a questa definizione, ma io non mi ci sono mai riconosciuto. Ai tempi, ho smesso di giocare molto presto, non avevo forse neanche 30 anni e ho iniziato girare, a guardare gli allenatori dell’epoca, ero rimasto molto affascinato dal grande Milan di Sacchi, ma non avevo mai avuto la possibilità di andarlo a vedere ma conservavo dei vhs e quindi guardavo. Poi all’epoca sono andato a vedere Spalletti, Del Neri – il primo ad essere audace per alcuni principi e concetti, – ed erano gli allenatori di riferimento nel 96/97/98/2000”.

La possibile chiamata della Juventus

“Nel 2009 è risaputo che dovessi andare alla Juve, però avevo 38/39 anni, non avevo una carriera da grande calciatore alle spalle, semi sconosciuto e avere l’opportunità lì era qualcosa di impensabile. La delusione fu tanta, ma cercai di metterla da parte e di dimenticarla, poi ho avuto delle vicissitudini negative che qualcuno ha giustificato con la delusione di non essere andato, ma non è così. E’ stata un’opportunità”.

Il sogno nel cassetto di Marco Giampaolo

“Calcisticamente quello che ho fatto ho fatto, ho avuto la possibilità di allenare grandi club, una volta non ci sono andato, una volta mi han mandato via, e quindi penso che quell’opportunità non arriverà più, quindi allenerò fino a quando ne avrò e poi quando non ne avrò più andrò ad allenare i ragazzi a casa mia e quella è una cosa che voglio fare e che farò. Nella mia vita privata devo comprarmi solo la mia barca perché il mare è un aspetto fondamentale. Ho questi due piccoli sogni da realizzare”.

Leggi anche: