La rivoluzione della Formula 1 2026 riguarda non solo l’aerodinamica, ma soprattutto le power unit, considerate il cuore del cambiamento. A poco più di un mese dai test di Montmelò, fissati dal 26 al 30 gennaio, le incognite restano molte. La presenza di Enrico Gualtieri, Direttore Tecnico power unit della Ferrari, al pranzo di Natale a Maranello ha permesso di chiarire alcuni punti chiave sui nuovi propulsori.
La Formula 1 ha un problema: #Mercedes ha già trovato il motore che dominerà il #Mondiale.
— il Napolista (@napolista) December 22, 2025
Cambiano il regolamento per rendere le gare più combattute, ma ogni volta c'è un team che trova la soluzione tecnica giusta e rovina tutto. Stavolta è successo prima del solito.… pic.twitter.com/UDXYkL9zUn
Due sono le modifiche più significative rispetto al 2025. Innanzitutto, la potenza massima sarà equamente divisa tra motore a combustione interna ed energia elettrica: 500 CV ciascuno, con la parte elettrica che triplica i 120 kW precedenti, arrivando a 350 kW. In secondo luogo, l’energia sarà recuperata esclusivamente dalla MGU-K in fase di frenata e rilascio dell’acceleratore, mentre la MGU-H, collegata alla turbina, viene abolita.
Queste novità hanno imposto una riprogettazione totale dei propulsori. L’aumento della potenza elettrica comporta due criticità: la batteria non mantiene più la carica per un intero giro e la ricarica, affidata solo alla MGU-K, è più complessa. Nonostante ciò, secondo Gualtieri, non assisteremo a gare con manovre di “lift and coast” forzate dai limiti della batteria.
La gestione dell’energia diventa centrale: i software e le modalità di utilizzo della potenza elettrica saranno il vero vantaggio competitivo. L’aerodinamica attiva, introdotta dalla FIA, non aumenterà la performance in sé, ma aiuterà a compensare la carica residua, il cui utilizzo dipenderà dalla qualità della gestione elettronica.
Il regolamento delle PU è stato finalizzato con oltre due anni e mezzo di anticipo, creando una cornice normativa solida, evitando dominance come quella della Mercedes all’inizio dell’era ibrida. Tutti i team hanno evidenziato difficoltà di affidabilità, in parte legate ai nuovi carburanti 100% green, ottimizzati per ridurre il peso e garantire la combustione ai limiti massimi.
Anche il ruolo del pilota cambia: sarà più coinvolto nella gestione dell’energia, utilizzando gli interruttori sul volante per adattarsi alle diverse fasi di gara e alla carica residua, senza interferenze dal muretto, vietate dal regolamento.
Le delibere iniziali dei propulsori sono state complesse, dalla scelta dei materiali delle testate (acciaio o leghe di alluminio) fino alla fase di ottimizzazione tra potenza endotermica ed elettrica. Tutto ciò crea un terreno inesplorato, aprendo la possibilità a una curva di sviluppo molto ripida delle monoposto durante la stagione, con margini di miglioramento continuo sia per prestazioni sia per compensare eventuali lacune dei propulsori.
In sintesi, la F1 2026 non sarà solo una sfida per i piloti, ma anche per i team e i tecnici, con le power unit al centro di una stagione destinata a ridefinire il concetto di performance e strategia.
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