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Milan, fuori dalla Coppa Italia: l’analisi di cosa non ha funzionato

Il Milan saluta la Coppa Italia nel modo peggiore: senza mordente, senza colpi da campione e con una sensazione fastidiosa di occasione buttata. Lo 0-1 contro la Lazio può anche stare nei valori assoluti, ma non nel modo in cui è maturato. Per 80 minuti i rossoneri hanno giocato con il freno a mano tirato, come se la partita non valesse uno dei due obiettivi stagionali. Solo dopo il gol di Zaccagni è arrivata una reazione, tardiva e confusa.

“Non bisogna deprimersi”, ha detto Allegri. Vero. Ma questo ottavo è stato gestito male, dentro una gara bloccata, con una manovra lenta e senza la necessaria ferocia. E quando una partita si gioca sugli episodi, presentarsi senza attenzione e senza idee è il modo più rapido per uscire.

Se qualcuno deve finire sul banco degli imputati, sono gli attaccanti. Leao si è acceso a intermittenza e ha fallito l’occasione migliore della partita, calciando male dopo l’assist di Jashari e la sponda di Estupiñán. Un pallone che andava trattato con tutt’altra qualità.

Ancora più deludente Nkunku: in mezz’ora non ha mai tirato, ha completato appena quattro passaggi e toccato sei palloni. Un fantasma. Paradossalmente, il più pericoloso è stato Loftus-Cheek, l’attaccante più atipico in campo. Da qui la domanda che rimbalza tra i tifosi: possibile che un vero numero 9, anche solo per l’ultimo spezzone, non potesse servire? (continua dopo la foto)

Allegri spesso legge le partite attraverso gli episodi, e stavolta gli danno torto i fatti. Il Milan è stato leggero proprio nel momento decisivo: prima concede un corner evitabile, poi perde Zaccagni su un movimento semplice in area. Gol, partita chiusa.

“Siamo stati leggeri su quell’angolo”, ha ammesso lo stesso Allegri. E non è una frase di circostanza: il Milan ha creato poco, non è mai stato realmente pericoloso sulle palle inattive e quando ha avuto una mezza chance non l’ha sfruttata. Così una partita bloccata non la giri.

Milan, uno dei due obiettivi stagionali è sfumato

Il rimpianto più pesante riguarda il rendimento sotto tono di alcune colonne. Saelemaekers impreciso, poco incisivo e sostituito presto. Rabiot sotto i suoi standard altissimi, a parte un buon cross per Loftus-Cheek. Leao, già detto, mai davvero determinante.

L’unico a salvarsi senza discussioni è Maignan, decisivo con almeno due parate che hanno tenuto il Milan in partita fino all’ultima mezz’ora. Ma non basta un portiere per vincere una gara così.

Ora resta un solo obiettivo stagionale e una conseguenza inevitabile: con una partita a settimana giocheranno sempre gli stessi. Il rischio concreto è quello di vedere alternative come Nkunku, Loftus-Cheek, Gimenez, Ricci e anche Odogu finire congelate ai margini. E questo, forse, è il rimpianto più pericoloso di tutti.

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