Flavio Cobolli racconta la sua Coppa Davis come un’esperienza unica e intensa, in una bella intervista al Corriere della Sera. “Non ci ho capito niente di quello che è successo a Bologna“, dice il giovane talento italiano, diretto all’aeroporto per godersi le meritate vacanze alle Maldive.
Campioni del mondo!
— Flavio Cobolli (@cobollifla) November 24, 2025
Un sogno incredibile diventato realtà. La settimana più bella della mia vita 💙🇮🇹 @DavisCup @federtennis pic.twitter.com/9EUXE1gpta
Tra la valigia e i ricordi di giornate indimenticabili, Cobolli riflette sul trionfo e sulla notte della vittoria: “Ci siamo divertiti, ma potevamo fare di peggio. I locali erano pochi, siamo finiti in un posto solo noi della squadra“.
La Coppa, intanto, è in possesso del nonno, che si vanta con gli amici a Roma. “Appena torno dalle Maldive, me la riprendo“, scherza Cobolli, sottolineando il legame affettivo con la famiglia. Tra i messaggi ricevuti, spiccano quelli di Daniele De Rossi, Bruno Conti e Antonello Venditti, e soprattutto quelle delle persone più importanti della sua vita. (continua dopo la foto)

La Davis ha visto il giovane tennista annullare sette match point contro Bergs in semifinale e affrontare Munar in finale. “Rimane tutto nella mia testa. Non avevo mai provato un’emozione così grande”, racconta. Anche sotto un set e un break di svantaggio, Cobolli ha saputo reggere la pressione: “Stavo imparando, ho visto Berrettini e i compagni in panchina e ho pensato: non posso deluderli”.
L’esperienza gli ha insegnato che in Davis non basta il talento: serve attaccamento alla maglia e la capacità di lottare fino in fondo. “Alcaraz a Malaga non ha vinto, Zverev a Bologna è uscito in semifinale. Ho capito che bisogna avere una voglia di vincere superiore alle qualità individuali“.
Cobolli sottolinea il ruolo di ciascun compagno: Sonego implacabile, Vavassori e Bolelli tifosi instancabili, Berrettini protagonista in campo e solidale in panchina. (continua dopo la foto)

Anche il gesto simbolico del sale sotto la lingua, chiesto a Filippo Volandri, ha rappresentato la volontà di affrontare le difficoltà: “Ho temuto la figuraccia, ma con la maglia azzurra addosso non è ammessa. A Bologna ho capito che trasformare gli ostacoli in risorsa è fondamentale“.
Il giovane talento guarda al futuro con fiducia: dalla posizione numero 22 del ranking, il 2026 sarà l’anno di crescita, senza fretta ma con la voglia di raggiungere i top 10. La Davis conquistata a Bologna resterà uno snodo fondamentale nella sua carriera, con ricordi indelebili e una lezione sul valore del gruppo e sulle emozioni uniche che la maglia azzurra sa trasmettere.
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