
Un clamoroso annuncio dell’agente di Imane Khelif scuote il mondo del pugilato e alimenta nuovi sospetti su un caso che ha diviso l’opinione pubblica. Un caso, va detto, impropriamente cavalcato come fosse un problema di inclusività, quando in realtà andrebbe letto nel modo corretto: cioè come una faccenda di equità sportiva. E nient’altro.
L'agente di Imane Khelif: "Ha lasciato la boxe, ha smesso tutto. Ora viaggia per gli sponsor"
— Fanpage.it (@fanpage) August 20, 2025
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Imane Khelif, dunque, dice addio alla boxe. La pugile algerina, oro alle ultime Olimpiadi di Parigi, ha deciso di interrompere l’attività agonistica – almeno per ora – senza affrontare il nodo principale della controversia: la richiesta di sottoporsi (come peraltro tutte le altre atlete dovranno fare) ai test per chiarire definitivamente la sua identità biologica.
A rivelare la decisione è stato il manager Nasser Yefsah, che a Nice Matin ha dichiarato: “Imane non ha solo lasciato Nizza, ha lasciato il mondo della boxe. Attualmente ha smesso tutto, non ha nemmeno ripreso ad allenarsi seriamente. Ora fa solo qualche sessione in Algeria o in Qatar e viaggia principalmente per contratti di sponsorizzazione”.
Un addio che arriva dopo lunghe polemiche sul suo genere biologico. Già nel 2023, Khelif era stata squalificata dai Mondiali di boxe per la presenza di cariotipo XY, tipico maschile. La nuova organizzazione World Boxing aveva imposto un test obbligatorio di idoneità per rientrare in gara, test che Khelif non ha mai voluto fare.
Il punto che alimenta i sospetti è semplice: se Khelif volesse dimostrare di essere biologicamente donna, le basterebbe sottoporsi ai test previsti. Invece, ha sempre rifiutato ogni ulteriore verifica dopo la squalifica, nonostante la Federazione internazionale avesse chiarito che senza certificazioni non avrebbe potuto competere tra le donne.
Imane Khelif, una rinuncia che sa di fuga
Il CIO, al contrario, l’ha difesa con forza, definendo “improvvisa e arbitraria” la squalifica dell’IBA e permettendole di partecipare ai Giochi olimpici senza effettuare controlli. Ma il braccio di ferro resta aperto, e la scelta di abbandonare il ring senza chiarire la propria posizione getta ancora più ombre.
Alle Olimpiadi il caso è esploso definitivamente. Dopo appena 45 secondi di incontro, Angela Carini si era ritirata dal ring con parole fortissime: “Non sono mai stata colpita così duramente nella mia vita. Mi ha fatto molto male”. Un episodio che ha fatto discutere il mondo intero e acceso il dibattito sull’equità delle competizioni femminili.
Ora resta l’interrogativo: l’addio di Khelif alla boxe è una scelta definitiva o solo un modo per sottrarsi alle verifiche? Finché Imane non si sottoporrà ai test, i dubbi resteranno e la polemica non potrà mai considerarsi chiusa.
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