
Inizialmente, l’incontro tra questi due giganti del tennis, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, si svolse ad Alicante, a poca distanza dalla città natale dello spagnolo, Murcia. Quella partita, sebbene vinta da Alcaraz, non viene conteggiata nelle statistiche ufficiali dell’ATP, essendo un evento del circuito Challenger. In quell’occasione, per Sinner, il viaggio fu ben più lungo, quasi venti ore da Sesto Pusteria. Da quel primo confronto, la rivalità tra i due è cresciuta esponenzialmente. Negli ultimi quattro anni, si sono affrontati in tredici occasioni, con gli ultimi quattro incontri che sono culminati in finali memorabili a Pechino, Roma, Parigi e Londra. Il loro prossimo capitolo si scriverà a breve, alle ore 21 italiane.
Non solo, ma il tennis italiano continuerà a tenere gli appassionati con il fiato sospeso, perché subito dopo, a mezzanotte italiana, scenderà in campo Jasmine Paolini, con il suo inconfondibile sorriso, per affrontare la polacca Iga Swiatek, nella finale del torneo femminile di Cincinnati. Insomma, il tennis di alto livello, in questo momento, parla decisamente italiano.
La rivalità che definisce un’epoca
Sarebbe fin troppo semplice ricondurre la loro rivalità a quella de I Duellanti di Conrad, sebbene i ruoli calzino alla perfezione: Jannik come l’ufficiale razionale e misurato, Armand D’Hubert, e Carlos come il passionale e quasi “violento” Gabriel Feraud. Ma la narrazione di questa sfida va oltre la mera letteratura, rifacendosi piuttosto a un’altra, leggendaria, competizione: quella tra Novak Djokovic e Rafael Nadal. La similitudine non è casuale: Sinner, con la sua precisione glaciale e la sua dedizione, sembra l’erede naturale di Nole, mentre Alcaraz, con la sua forza prorompente e la sua energia, richiama alla mente lo spirito indomito di Nadal.
La sfida tra Djokovic e Nadal si è protratta per diciannove anni, con un totale di sessanta incontri e ventinove finali. E i protagonisti del Masters 1000 di questa sera, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, sono ancora giovanissimi: il tennista azzurro ha da poco compiuto ventiquattro anni, mentre lo spagnolo ne ha festeggiati ventidue a maggio. Eppure, nonostante la loro giovane età, hanno già dimostrato di essere “su un altro pianeta”, come concordano quasi all’unanimità ex giocatori e avversari. In un tennis contemporaneo in cui i migliori atleti si scontrano in tornei di una o due settimane, la costante è sempre la stessa: alla fine, restano loro due, Jannik e Carlos. Una di quelle rivalità destinate a fare la storia, destinata a durare “per le prossime dieci stagioni”.
Il torneo sul cemento dell’Ohio avrebbe dovuto essere, in un certo senso, una prova generale in vista degli Us Open di fine mese. E invece, per Sinner e Alcaraz, si è trasformato nell’ennesimo capitolo di una saga che sembra non avere fine. Il loro match in finale sarebbe stato, infatti, un ulteriore biglietto da visita per il prossimo appuntamento a New York, dove si sarebbero presentati, ancora una volta, come teste di serie numero 1 e 2, pronti a contendersi il titolo. Una sfida annunciata, già scritta nelle stelle del tennis, con la consapevolezza che il destino li avrebbe portati ancora una volta l’uno contro l’altro, divisi solo dalla rete.
La rinascita di Jasmine Paolini a Cincinnati
Mentre il mondo attendeva la sfida tra i due fenomeni del tennis maschile, l’Italia aveva già un altro motivo per gioire: l’impresa di Jasmine Paolini. La tennista toscana, ieri sera, aveva superato in tre set l’avversaria russa, Veronika Kudermetova, con un punteggio di 6-3, 6-7, 6-3. Questa vittoria ha coronato un percorso impeccabile iniziato con un doppio tie-break contro la greca Maria Sakkari, un successo che ha messo in mostra una straordinaria forza mentale. In quel match, Paolini ha dimostrato di essere tornata la “piccola, gigantesca ragazza” che aveva incantato il mondo lo scorso anno, raggiungendo la finale al Roland Garros e a Wimbledon.
Un ritorno in grande stile, che ha fatto seguito alle recenti fatiche romane, dove aveva trionfato sia nel singolare che nel doppio, in coppia con la sua amica del cuore, Sara Errani. Nonostante la sconfitta in semifinale di doppio, Jasmine era tornata sul campo con rinnovata energia e determinazione, regolando l’avversaria e dimostrando di essere pronta a “dipingere di tricolore” la notte americana, seguendo l’esempio di Jannik Sinner. La sua finale a Cincinnati non era solo un traguardo personale, ma l’ennesima prova del momento d’oro che stava vivendo il tennis italiano.
Leggi anche
- Rublev, violento sfogo dopo la sconfitta: “Questo non è tennis”
- Tennis Wta, la storia incredibile: in Top 100 senza 5 dita, come ha fatto
- Italtennis in Paradiso: trionfo per Darderi sulla terra rossa di Bastad