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Mondiali di nuoto 2025: la protesta degli atleti e cosa dice il regolamento

10 km femminili a Singapore

L’edizione 2025 dei Mondiali di nuoto si svolge a Singapore, cuore tecnologico del Sud-est asiatico, in una cornice mozzafiato dove il passato e il futuro si incontrano. Il centro dell’evento è il moderno Sports Hub, costruito sull’ex aeroporto di Kallang e inaugurato nel 2014, oggi simbolo di una città che ha saputo reinventarsi. Giostre, cinema e piste da kart del vecchio Kallang Park hanno lasciato spazio a uno dei complessi sportivi più all’avanguardia del mondo.

Tra le strutture di punta c’è l’OCBC Aquatic Centre, dove si svolgono le competizioni di nuoto, tuffi e le gare di pallanuoto. Qui tecnologia e design si fondono in una piscina olimpionica che ospita ogni giorno atleti d’élite e migliaia di spettatori. Anche l’Italia ha lasciato il segno: le impermeabilizzazioni tecniche delle vasche portano la firma della Mapei, eccellenza del made in Italy nel settore edilizio sportivo.

Ma il vero gioiello paesaggistico è l’isola di Sentosa, scelta come scenario naturale per il nuoto in acque libere e l’high diving.

Il programma e le specialità del Mondiale

I Campionati Mondiali di nuoto 2025 abbracciano tutte le discipline sotto l’egida della World Aquatics: nuoto in vasca, nuoto in acque libere, pallanuoto, tuffi (tradizionali e da grandi altezze) e nuoto artistico.

Il programma è denso e ben distribuito:

  • Pallanuoto: 11–24 luglio
  • Nuoto in acque libere: 15–20 luglio
  • Nuoto artistico: 18–25 luglio
  • High diving: 24–27 luglio
  • Tuffi tradizionali: 26 luglio–3 agosto
  • Nuoto in vasca: 27 luglio–3 agosto

Le competizioni in vasca si disputano all’interno di una struttura temporanea allestita nel Car Park G del complesso sportivo, chiamata WAC Arena, capace di accogliere circa 5.000 spettatori. Un impianto all’avanguardia e completamente smontabile, costruito con criteri di sostenibilità ambientale.

Le gare coprono l’intero panorama del nuoto competitivo: tutte le distanze dello stile libero (50, 100, 200, 400, 800 e 1500 metri), il dorso, la rana, la farfalla, i misti (200 e 400 metri), oltre alle classiche staffette (4×100 e 4×200 stile libero, 4×100 mista). Tuttavia i Mondiali di nuoto sono stati segnati da un’accesa protesta da parte degli atleti che lamentano il mancato rispetto di alcuni parametri, come la temperatura dell’acqua e il livello di inquinamento. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Paltrinieri nei 1500 metri maschili
Gregorio Paltrinieri of Italy competes in the Men 1500m Freestyle final during the 61st Settecolli swimming meeting. Gregorio Paltrinieri placed second. (Photo by Elianton/Mondadori Portfolio via Getty Images)

Cosa dice il regolamento

La World Aquatics, seguendo le linee guida dettate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha stabilito parametri rigorosi per garantire la salubrità delle acque in cui si disputano le gare ufficiali in acque libere. Le regole sono precise: la concentrazione del batterio Escherichia coli non deve superare le 250 unità formanti colonie (cfu) per 100 millilitri d’acqua, mentre per gli enterococchi il limite massimo è fissato a 100 cfu/100 ml. A ciò si aggiungono altri vincoli fondamentali: la temperatura dell’acqua non deve oltrepassare i 31°C, devono essere assenti fioriture algali, e il valore del pH deve rientrare in un intervallo compreso tra 6 e 9.

Nonostante questo quadro normativo così dettagliato, a Singapore le cose sono andate diversamente. I dati ufficiali sulla qualità delle acque non sono stati resi pubblici prima delle gare, ma solo successivamente, e senza indicazioni puntuali sui valori riscontrati. In un comunicato sommario, la World Aquatics si è limitata ad affermare che i parametri erano “rientrati nella norma”, una dichiarazione che non ha convinto né gli atleti né gli allenatori. La mancanza di trasparenza ha alimentato dubbi e polemiche, tanto da far montare una vera e propria protesta.

A rendere la situazione ancora più critica ci si è messo anche il clima equatoriale: l’acqua aveva una temperatura di 30,5°C, solo mezzo grado sotto la soglia massima consentita. Un ambiente del genere, unito all’assenza di correnti e al ristagno delle acque, rappresenta un terreno ideale per la proliferazione di batteri, mettendo a serio rischio la salute dei nuotatori.

La protesta degli atleti

È proprio a Sentosa, nella splendida Palawan Beach, che si è consumato uno degli episodi più controversi di questi Mondiali. Le gare di nuoto in acque libere, sia maschili che femminili, sono state segnate da condizioni limite, al punto da spingere gli atleti a una protesta senza precedenti. La sensazione diffusa tra gli atleti è che, al di là delle parole rassicuranti dei vertici internazionali, ci sia stata una gestione superficiale di una questione delicatissima.

Protagonista e portavoce della denuncia è Gregorio Paltrinieri, argento nella 10 km e autore di una gara eroica nonostante il mare agitato, il caldo torrido e un dito infortunato. «Non ho mai nuotato in situazioni tanto estreme», ha dichiarato. Il suo racconto trova eco nelle parole di Ginevra Taddeucci, anche lei d’argento nella prova femminile.

Le alte temperature non sono state l’unico problema. Secondo alcune indiscrezioni, la concentrazione del batterio Escherichia coli nell’acqua avrebbe superato di oltre quattro volte i limiti previsti, a causa di un possibile sversamento illegale da parte di una nave nello Stretto di Singapore. Una situazione che ha inevitabilmente ricordato quanto accaduto alle Olimpiadi di Parigi 2024, quando le gare di triathlon furono rimandate per lo stesso motivo: E. coli presente in quantità oltre la norma nella Senna, in seguito a forti piogge e all’insufficienza del sistema fognario parigino.

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