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Serie A, quanti errori di valutazione: i talenti tagliati troppo presto

Nella Serie A italiana ci si riempie la bocca con la parola progetto, ma alla prima occasione si scaricano i giovani con troppa fretta. Allenatori impazienti, dirigenti in cerca del colpo pronto-subito e tifosi affamati di risultati hanno creato un meccanismo che porta a frequenti errori di valutazione. E così le nostre squadre ogni anno contano i rimpianti: talenti venduti per due spicci e poi sbocciati altrove, spesso in Premier League, dove invece si investe, si attende e si costruisce.

Tra gli ultimi casi, quello di Milos Kerkez è emblematico. Il Liverpool ha appena speso 47 milioni di euro per acquistarlo dal Bournemouth, ma l’ungherese in passato giocava nelle giovanili del Milan. Il club rossonero lo aveva pescato nel 2021 dall’Eto Gyor per 200mila euro e aggregato alla Primavera.

Ambizioso e determinato, Kerkez puntava alla prima squadra. Ma davanti aveva Theo Hernandez, intoccabile nello scacchiere di Pioli. Così, a gennaio 2022, Milos fu ceduto all’AZ Alkmaar per appena 2 milioni, con tanto di clausola sulla rivendita e diritto di pareggiare eventuali offerte. Ma quando l’AZ ricevette i 15 milioni del Bournemouth, da via Aldo Rossi nessuno si fece più vivo. Oggi, con Theo diretto all’Al Hilal, il rimpianto è doppio.

kerkez non è certo l’unico caso. Fra tanti altri c’è anche Dean Huijsen, finito al Real Madrid per 60 milioni dopo essere stato lasciato andare dalla Juventus per appena 15 milioni. Il difensore olandese, prestato alla Roma su richiesta di Mourinho, non ha convinto Thiago Motta e Giuntoli ha deciso di monetizzare. Un affare per il Bournemouth, che lo ha subito rivenduto ai blancos. Un’altra occasione persa da un club italiano, incapace di credere in un talento purissimo. (continua dopo la foto)

E ancora: Pedro Neto, attaccante esterno che tra il 2017 e il 2019 era di passaggio a Roma. Nessuno gli diede fiducia. Oggi il Chelsea ha investito 60 milioni per portarlo via dal Wolverhampton. Il portoghese è diventato uno dei nomi più ambiti della Premier, mentre in Italia è stato dimenticato prima ancora di essere scoperto.

Infine, Kingsley Coman. Alla Juventus totalizzò solo 22 presenze sotto la prima gestione Allegri. Poi il Bayern Monaco lo trasformò in una stella europea, capace di decidere una finale di Champions League con il gol vittoria al PSG nel 2020. Altro che riserva di lusso.

Il paradosso è che l’Italia ha sempre scovato talenti, ma raramente li ha coltivati fino in fondo. Finché la pazienza sarà considerata un lusso e la lungimiranza un difetto, la Serie A continuerà a perdere molti dei suoi talenti migliori. E a fare i conti, ogni anno, con una lista di rimpianti sempre più lunga.

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