
Chi aggredisce un arbitro durante una manifestazione sportiva, provocandogli lesioni gravi o gravissime, potrà essere condannato fino a 16 anni di reclusione. È quanto prevede il nuovo decreto legge Sport, approvato dal Consiglio dei ministri il 20 giugno 2025, che modifica l’articolo 583-quater del Codice penale.
Si tratta di un inasprimento delle pene per contrastare la crescente ondata di violenza negli impianti sportivi, soprattutto ai danni di arbitri e altri ufficiali di gara. La norma intende offrire una maggiore tutela a chi garantisce il regolare svolgimento delle competizioni, estendendo a questi soggetti le stesse garanzie oggi previste per le forze dell’ordine e il personale sanitario.
✅ Una conquista storica per il calcio italiano: E' stato ufficialmente modificato l’articolo 583-quater del Codice Penale che di fatto va ad equiparare gli #arbitri ai pubblici ufficiali.
— Giovanni Capuano (@capuanogio) June 20, 2025
Da oggi, chi compie atti di violenza nei confronti degli arbitri, rischia le medesime… pic.twitter.com/xjPOO7LhMb
Cosa cambia nel Codice penale
Fino ad oggi, l’articolo 583-quater prevedeva pene più severe per le lesioni inflitte a:
- ufficiali o agenti di pubblica sicurezza,
- personale sanitario o socio-sanitario,
- soggetti che svolgono attività ausiliarie a quelle sanitarie,
con pene che vanno da:
- 2 a 5 anni in caso di lesioni lievi,
- 4 a 10 anni in caso di lesioni gravi,
- 8 a 16 anni in caso di lesioni gravissime.
Con la modifica approvata dal Governo, queste stesse pene si applicheranno anche alle aggressioni nei confronti di arbitri e soggetti preposti alla regolarità tecnica delle manifestazioni sportive, come assistenti di gara, ufficiali di campo e altri addetti al controllo tecnico.

Un intervento che completa il quadro normativo
Già il decreto sicurezza bis (DL 53/2019), approvato durante il primo Governo Conte, aveva previsto il Daspo anche per gli aggressori degli arbitri, allineando il trattamento sanzionatorio a quello previsto per gli episodi di violenza negli stadi.
Con la nuova norma, il legislatore interviene direttamente sul Codice penale, formalizzando un principio già riconosciuto a livello amministrativo e giurisprudenziale: l’arbitro è una figura pubblica da tutelare, in quanto svolge una funzione essenziale nell’ambito delle competizioni sportive.
Un segnale forte per la tutela della legalità nello sport
Il provvedimento, sottolinea Palazzo Chigi, si inserisce nella volontà di garantire maggiore sicurezza sui campi da gioco e promuovere una cultura del rispetto. Non solo nei confronti degli atleti, ma anche degli ufficiali di gara, troppo spesso oggetto di insulti, minacce e aggressioni fisiche, in particolare nelle serie minori e nei campionati dilettantistici.
L’obiettivo è duplice: reprimere i comportamenti violenti e prevenire nuovi episodi, rafforzando la percezione che la legge tutela chi svolge ruoli fondamentali per la tenuta delle regole nello sport.
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