
L’autopsia della donna trovata morta con la neonata: cosa si scopre – L’indagine sul ritrovamento del corpo di una donna e della sua bambina all’interno di Villa Doria Pamphili entra nel vivo, ma i primi risultati dell’autopsia complicano lo scenario invece di chiarirlo. L’esame, anticipato a domenica 8 giugno per accelerare i tempi, ha stabilito che non vi sono lesioni esterne, ferite da arma da fuoco o segni di violenza diretta. Detto brutalmente: nessuno ha colpito, accoltellato o sparato alla vittima. Una notizia che, paradossalmente, allarga la rosa delle ipotesi invece di restringerla, perché obbliga gli inquirenti a scavare tra cause di morte meno visibili, dall’overdose accidentale all’avvelenamento, e ad attendere l’esito delle analisi tossicologiche.

Impronte fantasma: la banca dati non aiuta
Chi sia la donna, per ora, resta un enigma. Le impronte digitali non combaciano con alcun profilo archiviato nei database delle forze dell’ordine: niente precedenti penali, niente segnalazioni di scomparsa, nessuna fotosegnalazione precedente. Un fantasma burocratico. Gli investigatori hanno quindi deciso di battere altre strade: dal confronto con le anagrafi dei paesi limitrofi all’incrocio con liste di donne recentemente dimessesi dagli ospedali dopo un parto. Una procedura complessa, rallentata dalla mancanza di una denuncia formale di scomparsa che, finora, non risulta presentata da nessuno. Possibile che nessuno la stia cercando? È una delle domande che ronzano più forte negli uffici della Mobile.

DNA: madre e figlia, un legame che conferma l’orrore
Domenica mattina la Scientifica ha perlustrato palmo a palmo il prato e non ha trovato solchi, strisciate di terra o vegetazione schiacciata compatibili con un trascinamento. Tutto induce a pensare che madre e figlia siano state portate morte (o in fin di vita) direttamente sul posto e adagiate lì, forse nella notte tra venerdì e sabato. La donna, circa quarant’anni secondo il medico legale, era chiusa in un sacco nero da giardinaggio, la neonata avvolta in una copertina a pochi passi di distanza. La scena, dicono gli investigatori, aveva qualcosa di “chirurgico” nella sua freddezza: niente caos, niente oggetti personali sparsi, solo natura muta e due vite spezzate. Il laboratorio del RIS ha lavorato a tempo di record e ha tolto ogni dubbio: il profilo genetico della donna combacia con quello della neonata. Siamo dunque di fronte a una madre e alla sua bambina di pochi mesi. Il dettaglio non è banale: esclude, ad esempio, lo scenario di un abbandono casuale di due vittime senza rapporti di parentela e indirizza l’indagine verso dinamiche familiari o, comunque, affettive. Gli investigatori stanno ricostruendo cartelle cliniche relative a parti recenti negli ospedali romani e laziali; si cercano donne che abbiano partorito e poi siano sparite dai radar. In parallelo, viene passata al setaccio la rete di assistenza ai senzatetto e alle madri in difficoltà: centri d’ascolto, mense della Caritas, case-famiglia. Qualcuno potrebbe ricordare un volto, una voce, un accento.
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