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Chi ha brillato nella stagione 2024/25: la nostra top 11 europea

Bastoni e Yamal

La stagione europea 2024/25 si è conclusa con tante sorprese e altrettante conferme. Dai campionati nazionali alle competizioni continentali, il calcio ha offerto un anno ricco di emozioni e storie da raccontare. In mezzo a tutto questo, alcuni giocatori si sono distinti in modo netto, trascinando le proprie squadre con prestazioni da fuoriclasse e imponendosi come i veri volti dell’annata calcistica. Abbiamo selezionato i migliori undici giocatori interpreti del panorama europeo, ruolo per ruolo, tenendo conto di rendimento, continuità, impatto nelle partite decisive e valore aggiunto alla squadra. Non si tratta solo di numeri o statistiche, ma anche di personalità e capacità di incidere nei momenti chiave. Dalla solidità difensiva, passando per la genialità a centrocampo, arrivando fino alla freddezza sotto porta. Andiamo a scoprire chi ha brillato nella stagione 2024/25: la nostra top 11 europea. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Marquinhos esulta insieme a Donnarumma
(Foto di Photo Prestige/Soccrates/Getty Images)

Gianluigi Donnarumma

In porta è impossibile pensare a un nome diverso da quello di Gigio Donnarumma, autore di un’annata determinante per il cammino europeo del Paris Saint-Germain. Se alcune incertezze sono riemerse nei momenti meno opportuni – basti pensare alla rete subita da Harvey Elliott nella gara d’andata contro il Liverpool – il portiere azzurro ha risposto con prestazioni di altissimo livello nei momenti decisivi. Emblematico il suo contributo nella sfida di ritorno ad Anfield, dove ha neutralizzato due rigori nella lotteria finale, eliminando i Reds e consegnando il pass per i quarti ai parigini.

Contro l’Aston Villa ha blindato il risultato con interventi decisivi nel secondo tempo, ma è nella doppia sfida contro l’Arsenal che ha mostrato il meglio del proprio repertorio. All’Emirates ha negato il gol a Martinelli e Trossard in due uno contro uno chiave, mentre al ritorno a Parigi ha sfoderato una parata spettacolare su Ødegaard, salvando la squadra da un possibile ribaltone. Nonostante le critiche ricevute nel corso dell’anno, i numeri gli danno ragione: secondo l’indice elaborato dal CIES Football Observatory, Donnarumma è il miglior portiere al mondo al momento, davanti anche a un solido Yann Sommer. Un riconoscimento che rafforza il valore complessivo della sua stagione, soprattutto in ottica Champions.

Achraf Hakimi

Sulla corsia destra della difesa, un posto d’onore spetta senza dubbio ad Achraf Hakimi. Il marocchino del Paris Saint-Germain ha vissuto una delle sue annate più complete, risultando decisivo tanto in fase difensiva quanto in quella offensiva. In Ligue 1 ha collezionato 25 presenze per un totale di 2068 minuti giocati, mantenendo una media di soli 0,83 gol subiti ogni 90 minuti: un dato che conferma il suo contributo alla solidità della retroguardia parigina. A livello difensivo, ha registrato 7 clean sheet, ovvero il 28% delle gare disputate.

Ma è nella Champions League che Hakimi ha davvero lasciato il segno: dopo una stagione europea 2023/24 relativamente anonima, ha chiuso questa edizione con nove partecipazioni dirette a gol, compresa la rete d’apertura nella finale contro l’Inter. Un gol emblematico del suo stile: inserimento fulmineo alle spalle della difesa, approfittando della disattenzione di Dimarco e concludendo con la naturalezza dei grandi. Le sue capacità di attaccare lo spazio, abbinata alla libertà concessagli da Luis Enrique, lo hanno reso un’arma imprevedibile e costante sulla fascia. Anche in campionato ha messo a segno 4 reti, piazzandosi nono tra i marcatori del PSG: un dato che racconta l’impatto offensivo di un difensore che, nel sistema moderno, interpreta il ruolo con intensità, tecnica e visione.

Hakimi al Parco dei Principi
(Photo by Franco Arland/Getty Images)

Alessandro Bastoni

Il primo difensore centrale merita di essere Alessandro Bastoni, pilastro della difesa dell’Inter e centrale MVP della Serie A per il secondo anno consecutivo. Il centrale classe ’99 ha vissuto un’annata da leader silenzioso ma imprescindibile, confermandosi uno dei difensori più completi del calcio europeo. Nonostante una stagione nerazzurra priva di trofei – con lo scudetto sfumato all’ultima giornata, la Champions League persa in finale e la Coppa Italia interrotta in semifinale – Bastoni ha mantenuto una costanza di rendimento straordinaria.

Con 51 presenze stagionali tra Serie A, coppe europee e nazionali (oltre al Mondiale per Club ancora da disputare), è stato il giocatore di movimento più utilizzato da Simone Inzaghi. Le sue cifre certificano un impatto decisivo: 1 gol, 5 assist, 21 tackle vinti, 23 intercettazioni e ben 59 rinvii, con un contributo fondamentale anche nella costruzione dal basso. Ha inoltre contribuito a 5 clean sheet, confermando la sua efficacia in copertura. Bastoni ha raggiunto e superato le 250 presenze in maglia interista, consolidando il suo status di colonna portante della retroguardia. Superando la concorrenza di Buongiorno e Tavares nella top 3 dei difensori di Serie A, ha ricevuto il riconoscimento ufficiale della Lega prima di Como-Inter: un segnale forte della sua centralità, non solo in Italia ma in tutto il panorama continentale.

(Photo by Fabrizio Carabelli/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)

Virgil Van Dijk

Al fianco di Bastoni non poteva mancare Virgil van Dijk, colonna portante del Liverpool tornato sul tetto d’Inghilterra. A 33 anni, il centrale olandese ha smentito ogni previsione di declino dopo una stagione 2022/23 sottotono, tornando a livelli di eccellenza assoluta. Sotto la guida di Arne Slot, Van Dijk ha saputo reinventarsi: meno dipendente dall’atletismo dei suoi anni d’oro, ha fatto del senso della posizione, della lettura del gioco e della leadership i suoi nuovi punti di forza. I numeri parlano chiaro: 91,74% di precisione nei passaggi, 12 clean sheet e una media di 3,22 duelli aerei vinti ogni 90 minuti, terzo miglior dato tra i difensori di Premier con almeno 15 presenze. Ma il suo impatto va ben oltre le statistiche. Con lui in campo, il Liverpool ha ritrovato ordine, solidità e personalità, come dimostrano i 549 interventi difensivi stagionali, quarto dato assoluto tra i pari ruolo. Lontano dai riflettori più accesi, Van Dijk ha continuato a rendere semplice ciò che per molti è complesso, guadagnandosi ancora una volta l’appellativo di “Rolls-Royce” della difesa. Il rinnovo fino al 2027 suggella una stagione da incorniciare e rafforza il suo status tra i più grandi difensori della storia recente del calcio europeo.

Van Dijk ad Anfield
(Photo by Nikki Dyer – LFC/Liverpool FC via Getty Images)

Nuno Mendes

Terzino sinistro? Ovviamente Nuno Mendes, protagonista silenzioso ma decisivo nella retroguardia del Paris Saint-Germain. Il laterale portoghese ha giocato un ruolo fondamentale nell’equilibrio tattico della squadra di Luis Enrique, soprattutto sulla corsia sinistra, dove ha saputo compensare le continue avanzate di Hakimi sul lato opposto. Se in avvio di stagione ha sofferto, come dimostrato dal duello inizialmente complicato con Bukayo Saka nella fase a gironi, è nel momento cruciale dell’anno che Mendes ha alzato il livello. Dominante nelle fasi a eliminazione diretta, ha saputo neutralizzare due tra gli esterni più pericolosi d’Europa: Mohamed Salah negli ottavi e lo stesso Saka, riscattandosi pienamente, in semifinale.

In Ligue 1, Mendes ha totalizzato 24 presenze per un totale di 1676 minuti, con una media di appena 0,86 gol subiti ogni 90 minuti quando è in campo — un dato che conferma la sua efficacia difensiva. Pur non essendo tra i marcatori principali della rosa (un solo gol stagionale, 17° nella classifica interna del PSG), il portoghese si è distinto per la costanza nel rendimento e per la capacità di incidere anche in transizione offensiva, come dimostrato nella convincente prestazione a Villa Park. Il 21% di clean sheet nelle gare giocate completa un profilo già impressionante per un classe 2002. A soli 22 anni, Mendes si sta affermando come uno dei terzini più completi e affidabili del panorama europeo.

Nuno Mendes
(Foto di Etsuo Hara/Getty Images)

Vitinha

Tra le rivelazioni più brillanti della stagione 2024/25 c’è senza dubbio Vitinha, regista del Paris Saint-Germain e perno fondamentale nella cavalcata europea del club francese. Il portoghese si è distinto per continuità, intelligenza tattica e un’influenza sempre crescente nel gioco della squadra. Inizialmente circondato da scetticismo per la sua statura minuta e la fisicità non appariscente, Vitinha ha smentito ogni dubbio con prestazioni di alto livello, diventando il metronomo di un PSG che ha saputo imporsi anche contro avversari sulla carta più strutturati.

Nella fase a eliminazione diretta della Champions League, il suo contributo è stato decisivo: nessun giocatore ha completato più passaggi di lui in tutta la competizione, a testimonianza di un dominio tecnico e mentale che ha garantito controllo e stabilità ai parigini, specie in momenti chiave come la finale di Monaco di Baviera. In Ligue 1, ha collezionato 29 presenze e 5 reti, numeri che lo collocano al sesto posto tra i migliori marcatori del PSG, nonostante il ruolo più arretrato. A supportarlo, la grinta di João Neves e l’astuzia di Fabián Ruiz, ma è stato proprio Vitinha a incarnare l’identità tattica del centrocampo parigino, dimostrando che tecnica, lettura del gioco e dinamismo possono bastare per dominare anche a certi livelli.

Vitinha

(Foto di Visionhaus/Getty Images)

Pedri

Non può non rientrare in formazione anche Pedri, finalmente libero dagli infortuni che per anni ne avevano frenato l’ascesa. Il centrocampista del Barcellona ha vissuto la miglior annata della sua giovane carriera, guidando il centrocampo blaugrana con classe, intelligenza e continuità sotto la guida di Hansi Flick. L’ex tecnico della Germania ha costruito attorno a lui una squadra verticale, intensa e imprevedibile, nella quale Pedri ha rappresentato l’equilibrio in mezzo al caos.

Con 37 presenze in Liga e 2897 minuti giocati, ha registrato 4 reti e 5 assist, ma i numeri raccontano solo parte del suo impatto: 70 occasioni create (terzo in Liga), 254 recuperi (migliore nei top 5 campionati) e 66 azioni da tiro generate, sesto miglior dato in Europa secondo FBRef. Paragonato per stile e visione a Xavi e Iniesta, Pedri ha incantato per la capacità di dettare il ritmo e nascondere il pallone anche negli spazi più stretti. È stato decisivo nella conquista del triplete nazionale – Liga, Copa del Rey e Supercoppa – e secondo molti, compreso Toni Kroos, è stato il miglior giocatore del Barcellona. A 22 anni, con un nuovo contratto fino al 2030 e il sogno dichiarato del Pallone d’Oro, il futuro del club e della nazionale spagnola sembra passare dai suoi piedi.

Pedri in una partita di Liga
(Photo by Eric Alonso/Getty Images)

Declan Rice

Nel cuore di una stagione travagliata per l’Arsenal, Declan Rice si è imposto come faro tecnico e mentale della squadra di Arteta. Arrivato per 105 milioni di sterline tra scetticismo e aspettative alle stelle, il centrocampista inglese ha zittito tutti con prestazioni di altissimo livello, culminate nella doppietta su punizione rifilata a Courtois nei quarti di finale di Champions contro il Real Madrid — le prime due reti su calcio piazzato diretto della sua carriera. A dispetto di un avvio di stagione sottotono, Rice ha brillato nei momenti decisivi: protagonista a Eindhoven, dominante al Bernabéu, sempre presente nei big match. Con 4 gol in Premier League, oltre a numeri da regista avanzato — 2.5 xA da piazzato, più di chiunque altro — è diventato imprescindibile. Arteta lo descrive come un “faro”, i compagni lo chiamano “il cavallo” per la sua instancabilità: soprannomi diversi, ma un’unica verità. Rice è il cuore pulsante di questo Arsenal e, a 26 anni, ha appena iniziato a scrivere la parte più importante della sua carriera.

(Photo by Shaun Botterill/Getty Images)

Lamine Yamal

A soli 16 anni, Lamine Yamal ha illuminato la stagione del Barcellona con la naturalezza dei predestinati. Il talento spagnolo ha trascinato i blaugrana fino a un passo dalla finale di Champions League, costringendo anche una corazzata come l’Inter a triplicare le marcature pur di contenerlo. Con il pallone tra i piedi, Yamal sprigiona elettricità: dribbla, inventa e segna con una disinvoltura che ha pochi paragoni nella storia del calcio giovanile. I numeri lo confermano: nessun giocatore nei top cinque campionati europei ha collezionato più azioni palla al piede terminate in gol (49), e le sue cinque reti da fuori area in Liga sono un record condiviso. Ma è il carisma precoce ad aver sorpreso di più: quando conta davvero, i compagni lo cercano, affidandogli la responsabilità del gioco. Come ha detto lui stesso, gioca come se fosse davanti alla console, ignaro della pressione. E come ha ammesso Simone Inzaghi dopo la semifinale, “un fenomeno così nasce ogni 50 anni”.

Kylian Mbappé

Alla sua prima stagione con la maglia del Real Madrid, Kylian Mbappé ha riscritto la storia del club con numeri da leggenda. Con 43 reti in tutte le competizioni, il fuoriclasse francese ha firmato il miglior debutto realizzativo nella storia del club, superando ogni attesa e ogni predecessore. In Liga ha messo a segno 31 gol in 34 presenze, diventando il primo giocatore dal 1996/97 – ai tempi di Ronaldo Nazário – a superare quota 30 nella sua stagione d’esordio. Un rendimento impressionante che lo ha proiettato al primo posto nella classifica dei centravanti, davanti a nomi del calibro di Haaland e Kane. Nonostante una stagione di alti e bassi per la squadra, Mbappé ha brillato anche nelle sfide più prestigiose, segnando in tutte le finali disputate e firmando triplette decisive sia nel Clásico che contro il Manchester City in Champions League. A 26 anni è già un’icona globale, ma con l’arrivo di Xabi Alonso sulla panchina blanca e nuove ambizioni europee all’orizzonte, il meglio potrebbe ancora dover venire.

Raphinha

Dall’incertezza estiva al ruolo di trascinatore assoluto: la trasformazione di Raphinha sotto la guida di Hansi Flick è stata una delle storie più sorprendenti della stagione. In bilico tra conferma e cessione, il brasiliano ha trovato nuova linfa grazie alla fiducia incondizionata del tecnico tedesco, che ne ha rivoluzionato il posizionamento tattico, portandolo a correre alle spalle delle difese piuttosto che restare ancorato alla linea laterale. I numeri raccontano una stagione irripetibile: 34 gol complessivi – record personale – e 22 assist in 57 presenze, con un rendimento da potenziale Pallone d’Oro. In Champions League è stato devastante, con 13 reti e 8 assist, superando addirittura un primato europeo firmato da Lionel Messi. L’energia, la generosità nel pressing e la precisione chirurgica del suo mancino lo hanno reso il vero uomo in più di un Barça a tratti imperfetto, ma mai privo della sua stella brasiliana nei momenti cruciali.

(Photo by Tiziano Ballabio/NurPhoto via Getty Images)

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