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Garlasco, l’intervento di Selvaggia Lucarelli su Alberto Stasi

Garlasco, l’intervento di Selvaggia Lucarelli su Alberto Stasi – A 18 anni dal delitto che sconvolse l’Italia, l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco è tornato prepotentemente sotto i riflettori. La Procura ha deciso di riaprire il caso, stavolta concentrandosi su Andrea Sempio, l’amico di Chiara citato fin dall’inizio delle indagini ma mai finito realmente nel vortice giudiziario. Una svolta che ha risvegliato opinioni contrastanti, dibattiti pubblici, teorie alternative e interrogativi mai sopiti. E, come spesso accade quando la cronaca nera incontra la memoria collettiva, si sono riaccesi anche gli scontri tra commentatori, esperti e personaggi pubblici.

Più se ne parla oggi che nel 2007

Sembra quasi un paradosso: oggi, a distanza di quasi due decenni, si parla di più di Chiara Poggi e Alberto Stasi di quanto si facesse all’epoca dei fatti. Il dibattito non si è limitato ai salotti televisivi o ai social network, ma ha coinvolto anche nomi noti come Selvaggia Lucarelli, che non è nuova a commenti affilati su casi giudiziari emblematici. In passato, Lucarelli aveva difeso pubblicamente le gemelle Cappa, amiche di Stasi e figure chiave nel racconto mediatico di Garlasco. Ora torna a dire la sua, rispondendo su Instagram a un utente che le pone una domanda precisa: “Alberto Stasi, grazie alla buona condotta, ha ottenuto la semi-libertà. Quindi perché riaprire il caso ora, proprio mentre sta per uscire?”. La risposta della giornalista non si fa attendere.

Lucarelli: “La revisione è la vera partita. E può valere milioni”

“Non è che uscire dal carcere con una condanna (scontata) per omicidio (mediatico) consenta esattamente di ricominciare da zero”, replica Lucarelli. “Lui è anche un volto noto, lo stigma resta. Stasi punta alla revisione e a una assoluzione. L’assoluzione vorrebbe dire – anche legittimamente – un risarcimento milionario. Male che vada, e cioè niente revisione, ha comunque ottenuto una parziale riabilitazione mediatica. Dopo tutto questo casino, per molti la sua colpevolezza è dubbia. E visto che sta per uscire dal carcere per reintrodursi in società, direi che questa è già una vittoria. Rifletteteci”. Una considerazione che mette in luce un aspetto spesso taciuto nel racconto pubblico: il valore simbolico e materiale di un’assoluzione in extremis, non solo per l’imputato, ma anche per il sistema giustizia e per chi della cronaca giudiziaria fa il proprio mestiere.

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