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Valentina Vezzali, una furia dopo la prestazione al fioretto degli italiani: “Sacrilegio”

L’ultima stoccata di Valentina Vezzali

Valentina Vezzali quest’anno guarderà i Giochi da casa. Lei che ne ha vissuti sei in pedana, collezionando ben nove medaglia. La regina del fioretto ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alle sue compagne durante un’intervista rilasciata a Repubblica.it. Alice Volpi veniva da due mondiali da protagonista,  32 anni era la sua ultima occasione per vincere un titolo, la giovane Marta Favaretto, bronzo mondiale, finora aveva fatto benissimo. Arianna Errigo, dopo la maternità è rinata, l’ho vista tirare con una leggerezza che prima non aveva. Ma ci vuole anche testa e voglia. Io, quando ho iniziato, davanti avevo le grandi, mi allenavo con Giovanna Trillini, quattro anni più di me, perdevo e tornavo a casa infuriata. Babbo mi confortava: vedrai che un giorno ne metterai una di stoccata, e poi un’altra. Così è stato, ma io non ho mai mollato. E a Londra 2012 ho vinto un bronzo contro la coreana Nam, all’extra time e con una rimonta da brividi”, ha detto Vezzali. (Continua a leggere dopo la foto)

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Valentina Vezzali e le sue compagne erano il Dream Team d’Italia, ognuna con il suo carattere. Non c’era pace tra di loro, ma quell’energia in pedana si percepiva. “Ho avuto tante avversarie, ma quelle in casa ti spronano più delle altre, complicità e ostilità ti aiutano a non abbassare la guardia. Lo diceva anche Candido Cannavò: la rivalità fa bene. Di Francisca, Errigo, Trillini, eravamo diverse, forse non ci volevamo bene, ma non saremmo arretrate di un metro. C’è un solo segreto, combattere sempre, e vuoi non farlo nel paese dei Moschettieri?“, ha dichiarato la regina del fioretto. A Londra, nel 2012, era riuscita a conquistarsi il bronzo. Combattere per il bronzo è la cosa più difficile. Mentalmente sei uno straccio, hai perso la finale, sei distrutta, sfinita, amareggiata e dieci secondi dopo devi tornare in pedana. Quando non te ne frega più niente, svuotata come sei vuoi solo finire l’assalto e tornare a casa, però poi mi sono ricordata: ero Valentina Vezzali, la portabandiera, dovevo lottare fino alla fine. Perché così diceva il nostro maestro Triccoli di Jesi: fino a quando c’è una possibilità, sfruttala. La testa resta fondamentale, ti devi concentrare, punto su punto. Io ho fatto il miracolo, ci ho messo il cuore, ma quel giorno dal cielo mi hanno aiutato Triccoli e mio babbo”, ha ggiunto. (Continua a leggere dopo la foto)

valentina vezzali

“Io sono tornata in pedana quattro mesi dopo la nascita di Pietro, una mamma senza il figlio. Alice come me aveva l’assistenza tecnica della squadra, la cosa che più conta. Certo, ognuna è diversa, ma non credo sia quello ad aver influito. Io la statunitense Kiefer, oro a Parigi, l’ho battuta ai mondali di Catania nel 2011, aveva 17 anni e nei quarti ho rimontato la francese Maitrejean da 5-11, ero sotto di quattro stoccate a 30” dalla fine. Quanto all’Errigo penalizzata dal Var, e lasciamo stare la maledizione della portabandiera, bisogna cercare di non trovarsi in quella situazione, io una volta a Cuba sono stata rimproverata dal maestro Giulio Tomassini”, ha dichiarato Vezzali. “Vincevo 14-0. Insomma era fatta, me la presi comoda, troppo. Vinsi 15-4. Tomassini me ne disse di ogni colore e mi urlò: guai ad arrivare sul 14 pari, a quel punto si può prenderle da chiunque e se te la giochi all’ultima stoccata la meno forte vince sempre. E per me era l’americana Scruggs. Detto questo, io non ci sto a perdere nemmeno a briscola.  Abbiamo i maestri e le scuole migliori. A Jesi in fila davanti al ct Cerioni c’è il mondo, a Frascati anche. È giusto così, il confronto serve a tutti, prima ci si lamentava che la scherma fosse a portata di pochi, ora non possiamo lagnarci se tanti paesi si affacciano e ci battono, ha aggiunto infine.

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