
Un’inquietante scoperta fatta da alcuni escursionisti ha portato alla soluzione di un cold case rimasto irrisolto per 50 anni. Durante una passeggiata lungo il letto di un fiume, il gruppo si è imbattuto in uno scenario raccapricciante: i resti di un cadavere in avanzato stato di decomposizione. L’immediata denuncia alle forze dell’ordine ha dato il via alle indagini, ma all’epoca l’identificazione della vittima si rivelò impossibile.
Ora, a oltre 30 anni dal ritrovamento, il caso ha finalmente avuto una svolta: grazie a tecniche forensi avanzate, gli investigatori sono riusciti a dare un nome a quei resti. Si trattava di una ragazza di 13 anni scomparsa circa 20 anni prima. (segue dopo la foto)
Un mistero lungo decenni
Il ritrovamento era avvenuto nel 1995 lungo il fiume che costeggia l’autostrada di Watsonville, in California. Gli investigatori accorsi sul posto poterono solo stabilire che si trattava di un corpo femminile, ma le tecnologie dell’epoca non consentivano un’analisi approfondita del DNA. Di fronte alla mancanza di indizi, il caso fu archiviato e la vittima rimase senza un nome per oltre tre decenni.
Come riportato dal New York Post, la svolta è arrivata nel 2019, quando l’ufficio dello sceriffo di Santa Cruz ha deciso di riaprire l’indagine. Il progresso della scienza forense ha permesso di effettuare nuove analisi, tra cui la datazione al carbonio e test del DNA più sofisticati, portando finalmente a una rivelazione cruciale: quei resti appartenevano a Laura O’Malley, una ragazzina di soli 13 anni scomparsa a New York tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80.
Le indagini hanno stabilito che la sua morte risale a un periodo compreso tra il 1977 e il 1984, lasciando un vuoto di anni in cui nessuno aveva avuto notizie di lei. Nel frattempo, i suoi familiari non avevano mai smesso di cercarla, nutrendo la speranza di poterla ritrovare viva. Quella speranza si è spenta bruscamente quando hanno ricevuto la telefonata dello sceriffo che li informava della scoperta.
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