x

x

Vai al contenuto

Tie-break nel tennis: cos’è, quando si gioca e come si vince

Sinner a Melbourne

Nel tennis moderno il tie-break rappresenta uno dei momenti più intensi e decisivi di un incontro. È una sorta di mini-partita all’interno della partita, nata per risolvere una necessità precisa: impedire che i set si protraggano all’infinito.

Cos’è il tie-break e perché si usa

Prima della sua introduzione, la regola prevedeva che per vincere un set fosse necessario avere due game di vantaggio. Questo portava a situazioni estreme, con set interminabili che potevano finire 15-13, 20-18 o anche oltre. Per i giocatori significava restare in campo ore e ore, con enormi dispendi di energia e rischi fisici. Per gli organizzatori era ancora più complicato e gestire una partita senza limiti di tempo rendeva impossibile programmare correttamente gli incontri successivi.

Con l’avvento delle televisioni, poi, la necessità di controllare la durata dei match diventò ancora più pressante. Il tennis stava crescendo, aveva bisogno di un formato adatto allo spettacolo televisivo e a una gestione più moderna del calendario. Così nacque il tie-break: un meccanismo pensato per abbreviare i set ma anche per aumentare la tensione e lo spettacolo.

Il tie-break infatti condensa l’essenza del tennis in pochi minuti. Si gioca punto su punto, con un ritmo rapido e una tensione emotiva. Ogni errore pesa, ogni scelta tattica può determinare l’esito del set. È diventato presto un elemento fondamentale del gioco, tanto che oggi è visto come un passaggio naturale, quasi inevitabile, quando un set scivola verso il 6-6. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)

Quanti punti servono per vincerlo

Il tie-break tradizionale, quello utilizzato per decidere la maggior parte dei set nei tornei di tutto il mondo, si gioca ai 7 punti, ma con una regola chiave: per vincere bisogna comunque ottenere due punti di vantaggio sull’avversario. Questa condizione è stata mantenuta anche nell’era moderna perché rispecchia lo spirito originario del tennis, che vuole che un giocatore non possa considerarsi realmente superiore senza una distanza minima rispetto all’avversario.

Il punteggio più comune è 7-5, ma se si arriva a 6-6 il tie-break prosegue: 8-6, 9-7, 10-8 e così via. Non esiste un limite massimo: teoricamente potrebbe arrivare anche a 20-18, anche se nella pratica è raro. Questa struttura crea equilibrio: il tie-break è veloce, ma non una semplice lotteria. Richiede attenzione, lucidità e soprattutto una grande gestione emotiva. Il valore mentale dei punti aumenta enormemente, perché non c’è margine di recupero.

In un game normale un errore può essere neutralizzato nel punto successivo, nel tie-break, invece, ogni punto perso rimane impresso come un macigno. È proprio la combinazione tra velocità ed equilibrio a renderlo uno degli elementi più affascinanti del tennis. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)

Quando si gioca nei vari tornei

La diffusione del tie-break non è stata immediata né uniforme. Ancora oggi le diverse competizioni hanno regolamenti leggermente differenti, soprattutto per quanto riguarda il set decisivo. Nei tornei ATP e WTA, dunque la maggior parte degli eventi professionistici, si applica quasi sempre il tie-break sul 6-6 in ogni set. Questo significa che una partita può durare molto, ma non può più superare certi limiti estremi. Nelle competizioni giovanili e amatoriali il suo utilizzo è ancora più frequente, perché consente di gestire con efficienza tornei con molti iscritti e spazi limitati.

Il discorso cambia quando si parla dei tornei del Grande Slam, dove tradizione e innovazione si sono scontrate per molti anni. Lo US Open è stato il primo Slam a introdurre il tie-break nell’ultimo set, già negli anni Settanta, diventando un modello per il tennis moderno. Wimbledon, invece, ha resistito a lungo, lasciando che il quinto set si giocasse ad oltranza fino al 12-12.

Solo dopo maratone epiche come Isner-Mahut, durata oltre 11 ore, anche lo Slam londinese ha introdotto il tie-break, un po’ per necessità pratica, un po’ per uniformarsi agli altri eventi. Il Roland Garros è stato l’ultimo ad accettarlo nel set decisivo, fedele alla sua tradizione più “pura”.

Negli ultimi anni, però, i quattro Slam hanno deciso di armonizzare le regole e di adottare un sistema comune. Nel set decisivo non si gioca un tie-break standard, ma un super tie-break a dieci punti. È una scelta di equilibrio: permette di preservare la lotta e la tensione del quinto set, ma allo stesso tempo evita maratone ingestibili. Oggi dunque, pur esistendo differenze minime tra tornei, il tie-break è diventato una presenza costante e riconosciuta in tutto il tennis professionistico. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Steffi Graf risponde ad una battuta a Wimbledon
LONDON – CIRCA 1991: Steffi Graf of Germany hits a return during a women’s singles match at the Wimbledon Lawn Tennis Championships circa 1991 at the All England Lawn Tennis and Croquet Club in London, England. (Photo by Focus on Sport/Getty Images)

Come funziona il servizio nel tie-break

Il servizio nel tie-break segue un ordine particolare che differisce da quello dei giochi normali e che è stato pensato per mantenere equità e alternanza. Il giocatore che deve servire secondo il normale ordine di rotazione batte solo il primo punto. Da quel momento in poi la battuta passa all’avversario, che serve due punti consecutivi. Questa alternanza di due servizi a testa continua fino alla fine del tie-break.

La ragione di questa struttura è semplice, cioè permettere che entrambi i giocatori servano lo stesso numero di volte e con pari opportunità nei momenti decisivi, senza che uno possa godere di un vantaggio eccessivo. Anche il cambio di campo segue una logica precisa: avviene ogni sei punti totali, quindi sul 3-3, sul 6-6, sul 9-9 e così via. Il cambio lato serve a evitare che un giocatore resti per troppo tempo nella metà campo meno favorevole, per condizioni di vento, sole o terreno.

Un altro dettaglio fondamentale è che il giocatore che serve il primo punto del tie-break sarà in risposta nel primo game del set successivo. È un aspetto che molti considerano irrilevante, ma che a livello professionistico può pesare nelle scelte tattiche, nelle rotazioni e nella gestione dei momenti caldi del match. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)

Differenza tra tie-break e super tie-break

La distinzione finale è forse quella che genera più confusione tra gli appassionati meno esperti, perché i due strumenti si assomigliano ma hanno significati completamente diversi. Il tie-break tradizionale è pensato per decidere un set e si gioca ai sette punti; il super tie-break, invece, è una versione estesa del tie-break e sostituisce l’intero set decisivo, soprattutto nei tornei di doppio e in molte competizioni minori. Si gioca ai dieci punti, sempre con la regola del vantaggio di due.

Il super tie-break è stato introdotto per alleggerire il calendario e ridurre la durata complessiva delle partite. È un compromesso che mantiene l’intensità del tennis, ma evita di far giocare ai professionisti due o tre ore solo per l’ultimo set. Negli Slam il super tie-break ha preso il posto dei lunghissimi final set ad oltranza, evitando scene epiche ma impraticabili nel tennis moderno, dove tempi e logistica devono essere gestiti con cura.

Leggi anche:

Argomenti