Stefano Cobolli torna a parlare del percorso del figlio Flavio, oggi numero 22 ATP, e lo fa senza filtri. Ricorda l’episodio di Antalya, quando decise di lasciarlo da solo al torneo dopo un atteggiamento giudicato sbagliato. “Non si lamentò, vinse il suo primo titolo da professionista e arrivò una svolta“, racconta. Il progetto ora è di entrare in Top 10, obiettivo che il padre-allenatore considera realistico nei prossimi anni.
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Flavio volerà nei prossimi giorni all’Accademia di Juan Carlos Ferrero per allenarsi con Carlos Alcaraz, mentre l’annata ripartirà in Australia: United Cup a Perth, poi Australian Open, con papà Cobolli sempre al seguito.
Sono passati 17 giorni dal trionfo in Coppa Davis, ma l’adrenalina non è ancora svanita. “Ho dormito poco, ripensavo a tutto. Non credevo fosse già pronto a un livello così alto, mi ha sorpreso di nuovo”. Per arrivare a quel tipo di prestazioni, secondo Cobolli, è stata decisiva la gavetta: United Cup, Laver Cup, i primi raduni Davis come sparring a Bratislava nel 2022.
Poi il ricordo della “svolta” turca: “Era il 2021, aveva mollato alcuni game. Gli dissi che sarei tornato a casa: Hai diciotto anni, se vuoi vivertela così, rimani qui da solo. Mi salutò dicendo che avevo fatto bene. Vinse il torneo e cambiò tutto”. Subito dopo arrivarono il primo successo in un tabellone Challenger e una finale nello stesso circolo. Da lì è diventato un professionista vero.
Cobolli ricorda anche il torneo interno alla Rome Tennis Academy, organizzato dopo lo stop per Covid: c’erano Flavio, Gigante, Jacopo Berrettini e Luciano Darderi. La finale, con in palio un prosciutto, vide proprio Flavio e Darderi sfidarsi in un match di altissimo livello, chiuso al tiebreak del terzo set. “Ho sempre pensato che entrambi potessero arrivare in alto”. (continua dopo la foto)

Da ragazzo, Flavio era nella Roma e sembrava lanciato nel calcio. “All’epoca pensai che lasciarlo fosse un errore. Nel calcio, se sei in una squadra forte a 12-13 anni, sei ben posizionato; nel tennis sei ancora lontanissimo dal professionismo. Gli spiegai la realtà, e lui scelse la racchetta“.
La prossima stagione avrà due focus tecnici: la risposta e la discesa a rete, prendendo Alex de Minaur come riferimento nell’atteggiamento e nella rapidità. “L’obiettivo è entrare in Top 10, i presupposti ci sono”, dice Cobolli, che prevede anche una programmazione più mirata: meno tornei, più allenamento nelle settimane pre-Slam per arrivare mentalmente e fisicamente al massimo.
La stagione inizierà con United Cup, Australian Open, poi Dallas, Delray Beach e Acapulco. Infine il cemento americano dei Masters 1000 di Indian Wells e Miami, tornei dove il papà coach vede grandi margini per il suo campione.
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