Continua a far discutere il caso di cronaca della città di Cosenza che ha coinvolto Rosa Vesta, una donna accusata del rapimento di una neonata dalla clinica Sacro Cuore. Le indagini hanno portato alla luce dettagli sorprendenti sulla vicenda, sollevando interrogativi sulle dinamiche familiari e sulle responsabilità individuali. La donna, 51 anni, ha ingannato il marito e i familiari simulando una gravidanza per nove mesi. Per rendere credibile la sua storia, ha mostrato false ecografie, ricette per visite ginecologiche e analisi del sangue. Ha persino fornito un falso foglio di dimissioni dalla clinica ospedaliera, dove sosteneva di aver partorito. Inoltre, ha inviato al marito messaggi WhatsApp, inclusi alcuni provenienti da numeri sconosciuti, per informarlo della nascita del presunto figlio.
Il rapimento della neonata
Il 21 gennaio 2025, Rosa Vespa si è recata presso la clinica Sacro Cuore di Cosenza e, con uno stratagemma, ha sottratto una neonata appena nata. Secondo le ricostruzioni, la donna è entrata nella clinica munita di un ovetto e ne è uscita con la bambina, senza destare sospetti. Successivamente, è tornata a casa, presentando la neonata al marito come il loro figlio appena nato. 
Dopo la denuncia del rapimento, le forze dell’ordine hanno avviato le indagini, che hanno condotto all’arresto di Rosa Vespa e del marito, Moses Omogo Chidiebere. Durante l’interrogatorio, la donna ha dichiarato: «Ho fatto tutto da sola», scagionando così il marito. Le autorità hanno quindi disposto la scarcerazione dell’uomo, ritenendo che fosse stato ingannato dalla moglie e che credesse realmente nella sua gravidanza.
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