
Una frase inaccettabile, pronunciata in un luogo simbolo della democrazia, ha acceso una polemica. Durante il referendum dell’8 e 9 giugno 2025, una scrutatrice avrebbe fatto una dichiarazione che ha spinto Arci e Arcigay locali a denunciare pubblicamente il caso, chiedendo provvedimenti immediati. L’episodio, grave e non isolato nel dibattito pubblico, riapre con forza il tema della sicurezza e del rispetto nei luoghi istituzionali.

Frasi choc al seggio di Varese
È accaduto al seggio 15 di Varese, mentre era in corso il referendum abrogativo. Secondo quanto riferito dai presenti, tra cui Mauro Sabbadini, presidente di Arci Varese, e Marta Gilardi, attivista di Arci e Arcigay, una scrutatrice avrebbe reagito con una frase offensiva a una semplice domanda sulle file divise per genere. “Gli scarti vanno eliminati. Si eliminassero loro”, avrebbe risposto la donna. Parole gravi, pronunciate in un contesto dove la neutralità e il rispetto dovrebbero essere la norma. La presidente di seggio, che non ha udito direttamente le parole incriminate, è stata subito informata e ha verbalizzato l’episodio come da prassi. Da lì è partita la denuncia formale al Comune di Varese e alla Prefettura, con la richiesta di interventi urgenti.

La denuncia delle associazioni: “Un fatto gravissimo”
“Un episodio di grave discriminazione transfobica”, ha scritto Arci in una nota diffusa nelle ore successive. A fargli eco è stato Giovanni Boschini, presidente di Arcigay Varese, che ha condannato l’accaduto con parole nette: “Le elezioni devono essere un momento di democrazia, non di violenza verbale”. Le due associazioni chiedono ora “l’accertamento immediato dei fatti, l’identificazione della persona coinvolta e provvedimenti disciplinari tempestivi”. Il punto non è solo la punizione del singolo comportamento, ma la necessità di affermare con forza che nessuno può sentirsi escluso o minacciato in un luogo istituzionale come un seggio elettorale.
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