Il calcio è lo sport di squadra per eccellenza, ma non tutti conoscono nel dettaglio quante persone compongono realmente una squadra. In campo vediamo undici giocatori, certo, ma dietro ogni formazione c’è un organico molto più ampio fatto di titolari, riserve, portieri, giovani e staff tecnico. Le regole che determinano quanti calciatori possono essere schierati, quanti restano in panchina e persino cosa succede se una squadra resta in inferiorità numerica sono precise e stabilite dai regolamenti FIGC e FIFA. Nella Serie A, ad esempio, esistono limiti ben chiari per il numero di giocatori in distinta, per i cambi consentiti e per i tesseramenti stagionali. Ma ci sono differenze rispetto ai tornei giovanili e alle competizioni internazionali, dove il numero di convocati può variare. In questo articolo faremo chiarezza su tutti questi aspetti: scopriremo quanti giocatori formano una squadra di calcio, quante riserve può avere un allenatore, quanti cambi si possono effettuare, e quali sono le regole meno conosciute. Tutto quello che serve per capire come funziona una squadra di calcio. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Quanti giocatori ci sono in una squadra di calcio?
In una squadra di calcio ci sono 11 giocatori in campo, divisi in un portiere e dieci giocatori di movimento (difensori, centrocampisti e attaccanti). Oltre a questi, ogni squadra dispone di panchinari: in Serie A e in Champions League, ad esempio, si possono convocare fino a 23 giocatori, di cui 12 riserve. Durante la partita l’allenatore può effettuare al massimo cinque sostituzioni, distribuite in tre slot (più l’intervallo). Nei tornei giovanili o amatoriali, il numero di convocati e cambi può variare, ma la logica resta la stessa: undici titolari più una panchina pronta a subentrare. In questo modo la squadra mantiene equilibrio e freschezza durante i 90 minuti di gioco, gestendo tattiche e fatica.
Quanti giocatori possono essere in panchina in Serie A?
In Serie A, ogni squadra può avere in panchina fino a 12 giocatori di riserva, per un totale di 23 convocati (11 titolari e 12 sostituti). Fino a qualche anno fa il limite era di 7 panchinari, ma la regola è stata aggiornata per allinearsi agli standard internazionali. Questo permette agli allenatori di avere più opzioni tattiche e di gestire meglio la rosa, soprattutto in presenza di infortuni o calendari fitti. Ad esempio, in una partita di campionato, un allenatore può schierare tre portieri (uno titolare e due in panchina) e alternare tra difensori, centrocampisti e attaccanti a seconda delle esigenze del match.
Quanti cambi si possono fare in una partita di calcio?
In una partita di calcio si possono effettuare fino a cinque cambi durante i 90 minuti regolamentari. Questa regola, introdotta in modo permanente dalla FIFA dopo la pandemia, vale per la Serie A, la Champions League e la maggior parte dei campionati professionistici. Le sostituzioni possono avvenire in tre momenti di gioco, più l’intervallo, per evitare di interrompere troppo la partita. In caso di tempi supplementari, le squadre hanno diritto a un sesto cambio. Ad esempio, in una sfida di Champions una squadra può inserire un attaccante fresco negli ultimi minuti per cercare il gol decisivo o un difensore in più per difendere il vantaggio. Le sostituzioni sono uno strumento tattico fondamentale, che permette agli allenatori di gestire energie e strategie durante la gara.

Cosa succede se una squadra rimane con meno di 7 giocatori?
Nel calcio, una squadra non può continuare a giocare se resta con meno di sette giocatori in campo. Questa regola, valida in tutte le competizioni ufficiali (dalla Serie A alla Champions League, fino ai tornei giovanili), serve a garantire che la partita resti equilibrata e sicura. Se, per esempio, una squadra subisce più espulsioni o ha troppi infortunati e scende sotto questa soglia, ad esempio 6 giocatori disponibili, l’arbitro è obbligato a sospendere la gara. In questo caso la partita viene assegnata a tavolino all’avversario con il punteggio di 3-0, o con il risultato effettivo se più favorevole. La regola, prevista dalla FIFA, tutela lo spirito sportivo: il calcio è un gioco di squadra, e senza squadra, semplicemente, non può esserci partita.
Quanti portieri devono esserci obbligatoriamente in rosa?
Ogni squadra di calcio deve avere almeno tre portieri in rosa, secondo quanto stabilito dalla maggior parte dei regolamenti federali e delle competizioni ufficiali. Questo numero serve a garantire sempre un’alternativa in caso di infortuni o squalifiche. Ad esempio, in Serie A, ogni club iscrive normalmente tre estremi difensori nella lista principale: un titolare, un secondo pronto a subentrare e un terzo, spesso giovane, destinato a crescere con la prima squadra. Anche in Champions League la UEFA richiede la presenza di almeno due portieri nella lista A e consente di aggiungerne un terzo nella lista B, riservata ai giovani del vivaio. Nei tornei giovanili, invece, può bastare un solo portiere in distinta per le partite, ma le società tendono comunque ad averne due o tre a disposizione per allenamenti e rotazioni. Insomma, il ruolo del portiere è così delicato che nessuna squadra può permettersi di restare scoperta: avere un “numero uno” non basta.
Quanti giocatori può tesserare una squadra di Serie A?
In Serie A, ogni squadra può tesserare un massimo di 25 giocatori nella lista ufficiale consegnata alla Lega, ma ci sono alcune regole importanti da conoscere. Di questi 25, otto devono essere cresciuti in Italia, e quattro in particolare devono essere formati nel vivaio del club (cioè aver giocato almeno tre anni tra i 15 e i 21 anni nella società). Se una squadra non ha abbastanza “giocatori formati in casa”, deve lasciare liberi dei posti: ad esempio, con solo due giocatori del vivaio, potrà tesserarne 23 invece di 25. I calciatori Under 22 possono essere iscritti senza limiti, quindi molti club li usano per allargare la rosa. Nelle coppe europee, come la Champions League, valgono regole simili, ma con liste separate e requisiti più rigidi sui giocatori formati localmente. Nei tornei giovanili, invece, non ci sono limiti così stretti: le rose sono più ampie e pensate per dare spazio alla crescita dei ragazzi.
Nei tornei giovanili valgono le stesse regole?
Nei tornei giovanili le regole del calcio sono molto simili a quelle dei campionati professionistici, ma ci sono alcune differenze pensate per favorire l’apprendimento dei ragazzi. Ad esempio, le partite durano meno: invece dei 90 minuti della Serie A o della Champions League, un match Under 17 si gioca in due tempi da 40, mentre nelle categorie più giovani si può arrivare a due tempi da 30 o addirittura tre tempi da 20 minuti. Anche i cambi sono più liberi: nelle giovanili spesso si può sostituire quasi tutta la squadra, così tutti i giocatori hanno modo di entrare in campo. Alcune competizioni giovanili, inoltre, non prevedono il fuorigioco fino a una certa età, per semplificare il gioco e stimolare la comprensione delle regole. Anche i cartellini seguono lo stesso principio: ammonizione e espulsione restano, ma con un’attenzione maggiore all’aspetto educativo. In sintesi, le regole sono le stesse, ma adattate per far crescere i giovani.
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