
Non si smentisce mai, Tadej Pogacar. Può mancare un appuntamento di un soffio, come è successo alla Milano-Sanremo, può avere una giornata meno felice o meno fortunata delle altre come nella Parigi-Roubaix, ma comunque è sempre lì, pronto a piazzare la fuga decisiva.
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— Ruote Amatoriali (@RuoteAmatoriali) April 24, 2025
Alla Freccia Vallone, il campione sloveno ha scelto ancora il Muro di Huy per fare la differenza. Come un attore che si presenta all’ultimo atto e si prende l’applauso, ha domato la super-classica di primavera con la solita miscela di grazia e ferocia. Uno scatto secco, seduto, a cadenza folle: così ha liquidato tutti a 800 metri dall’arrivo. Poi, una lunga passerella fino al traguardo.

Dopo aver già conquistato il Giro delle Fiandre, Pogacar si porta a casa anche questa Freccia Vallone da 205 km, affrontata con la tranquillità di chi sa di essere il migliore. La sua squadra, la UAE Emirates, ha lavorato come un’orchestra sinfonica: perfetto il tempo, impeccabile l’accompagnamento. A lui è bastato il tocco finale, quel colpo di classe in salita che è ormai il suo marchio.
Al traguardo, Kevin Vauquelin (Arkéa – B&B Hotels) si è preso il secondo posto, mentre Thomas Pidcock non è riuscito a stare al passo e ha chiuso terzo. Dopo le Strade Bianche, un’altra giornata poco felice per lui. Anche Remco Evenepoel è rimasto lontano, quasi irriconoscibile, e a concluso solo nono. La differenza la fa la gamba, sì, ma anche la testa. E Pogacar ha entrambe.

Per il campione sloveno è il secondo successo alla Freccia Vallone, ma ogni sua vittoria ha un gusto nuovo. Perché non si ripete mai, reinventa sempre. Il ciclismo lo guarda, e nel frattempo cerca disperatamente qualcuno che riesca anche a stargli a ruota. Ma sul Muro di Huy, oggi, non c’era storia.
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