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“Non mangiateli!”. Scoperta shock in Italia, microplastiche in questi 3 alimenti (prelibati)

La diffusione delle microplastiche rappresenta una problematica crescente a livello ambientale e sanitario. Questi minuscoli frammenti, invisibili a occhio nudo, hanno origine da materiali plastici utilizzati quotidianamente, come imballaggi, bottiglie e utensili. L’infiltrazione delle microplastiche nella catena alimentare solleva preoccupazioni circa le possibili conseguenze per la salute pubblica e l’ecosistema.

Microplastiche viste al microscopio

Modalità di esposizione alle microplastiche e rischi per la salute

L’esposizione alle microplastiche avviene principalmente attraverso l’alimentazione, l’inalazione e il contatto cutaneo. La loro presenza diffusa rende complessa la prevenzione, evidenziando la necessità di ridurre l’uso della plastica per limitare i rischi. Secondo la biologa nutrizionista Jessica Falcone dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, le particelle più piccole possono attraversare la barriera gastrointestinale, con potenziali effetti negativi sulla salute; altre, invece, vengono espulse dall’organismo.

Alimenti a rischio e fonti principali

Gli alimenti maggiormente esposti a contaminazione sono quelli confezionati industrialmente, soprattutto quando l’imballaggio è in plastica. Tali confezioni possono rilasciare microplastiche e sostanze chimiche come il bisfenolo A e gli idrocarburi policiclici aromatici. Secondo gli esperti, è consigliabile preferire frutta e verdura fresche, che contengono antiossidanti, carotenoidi e polifenoli, utili a limitare gli effetti dello stress ossidativo correlato all’esposizione alle microplastiche. Alcuni composti plastici possono agire come interferenti endocrini, alterando l’equilibrio ormonale.

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