
Antonio Conte, condottiero del Napoli campione d’Italia ed ex bandiera della Juventus, si è aperto in una lunga intervista al Corriere della Sera, regalando uno spaccato diretto e senza filtri su passato, presente e futuro. E ha parlato di molti temi che hanno occupato le cronache calcistiche negli scorsi mesi.
Antonio #Conte rivendica il progetto triennale con il #Napoli, chiarisce obiettivi e visione futura, ma avverte che servono risorse e mentalità per puntare davvero al titolo https://t.co/yu1hXINTSt
— Cronache della Campania (@cronachecampane) June 20, 2025
Sul capitolo Juventus, Conte ha chiarito subito ogni sospetto di contatto dopo lo scudetto conquistato a Napoli: “Non ho avuto contatti con nessuno perché a chiunque abbia provato a cercarmi con terze persone ho sempre risposto che avrei parlato con il club a fine stagione come si fa sempre”.
“Solo se l’incontro non avesse soddisfatto le parti avrei aperto a un’altra situazione, avendo comunque un contratto con il Napoli per altri due anni”. Parole nette, che mettono a tacere le indiscrezioni circolate negli scorsi mesi.
Conte ripercorre anche un aneddoto dei tempi bianconeri, simbolo del suo carattere in panchina: “Alle uniche volte in cui indosso una maschera. Mi è capitato alla Juventus: stavamo vincendo 2-0, ma mi accorgo che qualcosa non va. Allora durante l’intervallo entro nello spogliatoio e lancio una bottiglia di plastica contro la lavagna e inizio a urlare“.
“Molti mi hanno preso per pazzo“, continua il mister dei partenopei, “ma quel risultato sarebbe potuto cambiare se non avessimo continuato ad avere la stessa fame e concentrazione“. Un modo per spiegare, ancora oggi, come si costruisce una mentalità vincente.
Riguardo all’avventura tricolore col Napoli, Conte individua la sfida spartiacque: “Quella con l’Inter: recuperare lo svantaggio, rischiare di vincere. Dissi pubblicamente per la prima volta: se vogliamo, possiamo. Era un messaggio per i miei ragazzi. Poi nel calcio c’è sempre l’imponderabile: il pareggio col Genoa ha rischiato di compromettere tutto“. (continua dopo la foto)

E a chi lo accusa di durezza, risponde così: “Mi costa a volte anche incazzature forti ma va bene così. Guardo all’aspetto umano e all’obiettivo“. Conte non nasconde la parte più dolorosa della sua vita di allenatore: “Il lavoro mi porta spesso lontano dalla famiglia. Non aver visto tutti i momenti di crescita di mia figlia è stata una grande privazione. Per ogni cosa c’è un prezzo da pagare“.
E sulla decisione di restare a Napoli non ha dubbi: “La famiglia è un punto di riferimento ma certe scelte le faccio io. Mia moglie, mia figlia stanno molto bene a Napoli ed è un dato di fatto. Ma poi sono io che devo allenare tutti i giorni una squadra, loro non c’entrano nulla“.
Infine, il rapporto col presidente: “Nel nostro incontro ci siamo chiariti, parlare è stato fondamentale. Lui ha capito gli errori o comunque le situazioni che devono essere migliorate. Ho un contratto e il chiarimento è stato il punto chiave. Il resto sono state voci che hanno fatto male, non hanno tenuto conto di come sono fatto io”.
Con queste parole, Conte rilancia un messaggio chiaro: il Napoli riparte da lui, dal suo carattere e da una mentalità che non lascia spazio a mezze misure.
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