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Mourinho Show: “Inter il Triplete è solo mio, ma ora per la finale di Champions…”

Mourinho non si smentisce mai: sincero, istrionico e pungente, di qualsiasi cosa parli. Intervistato da Sky Sport, l’ex allenatore dell’Inter ha parlato del suo “cuore nerazzurro” senza retorica né melassa. Con quel tono a metà tra lo sberleffo e il monito, ha detto la verità su un tema che lo toccava da vicino: “Temevo davvero che potessero vincere il Triplete e non volevo che lo vincessero. Il Triplete è mio“.

Non un gioco di parole, ma un sentimento personale, quasi il Triplete fosse una reliquia intoccabile. Quel 2010 mitico, scolpito nella storia dell’Inter e nella leggenda dell’allenatore portoghese, è per Mourinho territorio sacro, qualcosa da difendere in quanto unico. Qualcuno lo interpreterà come una cosa poco carina verso l’Inter, ma conoscendo il personaggio in realtà suona più come una dichiarazione d’amore per il nerazzurro, sia pura fatta… a modo suo.

Fino a un mese fa, l’Inter si giocava il campionato, era ancora in Coppa Italia e proseguiva il suo straordinario percorso in Champions League. Qualcuno parlava della possibilità di un nuovo Triplete dopo quello del 2010. E Mourinho, da lontano, guardava con un misto di ammirazione, apprensione e fastidio. Poi, però, sono arrivate le cadute. Scudetto svanito, Coppa Italia sfuggita. Resta solo l’Europa, la coppa dalle grandi orecchie, a tenere acceso il sogno nerazzurro.

“Il Triplete è mio”, ha ribadito lo Special One. Una frase a timbro di una medaglia che non vuole veder duplicata. Ma subito dopo, ecco la sterzata che mostra il suo legame con la sua vecchia società: “Adesso che hanno perso sia il campionato che la Coppa Italia, devo dire che mi piacerebbe vederli vincere la Champions League“.

Mourinho show: “Il Triplete è solo mio”

Un augurio che ha il sapore di una benedizione sospesa. Perché sì, Mourinho apre alla speranza interista, ma mette subito in campo un’altra simpatia: “Luis Enrique sta facendo un lavoro eccezionale a Parigi. Ha trasformato completamente la squadra”.

Il PSG ha perso il suo fuoriclasse, il riferimento a Mbappé è chiaro anche senza nominarlo, ma ha saputo ricostruire con rigore e visione. “Se dovesse vincere Luis, sarei felice anche per lui“, ha aggiunto Mourinho, mostrando ammirazione per il lavoro del suo collega.

Alla fine resta l’immagine di un Mourinho che non si è mai distaccato davvero da quella notte di Madrid. Un allenatore che rivendica, con orgoglio, un’impresa irripetibile. E che ora può concedersi di tifare per i suoi vecchi colori. Con un’avvertenza: “Non toccatemi il 2010, perché quello, signori, è solo mio“.

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