La violenza nascosta e il silenzio di Martina
Solo dopo il tragico epilogo, la famiglia ha scoperto la violenza che Alessio Tucci aveva già esercitato su Martina. «Io l’avevo capito da tempo che mia figlia non era più a suo agio con lui», dice la madre. «Una mamma lo sente. Ci sono piccoli segnali che solo una madre sa cogliere». Tuttavia, Martina non aveva mai raccontato fino in fondo cosa stava vivendo. Una dinamica purtroppo comune in tanti casi di relazioni tossiche tra adolescenti, dove il confine tra amore e controllo può farsi pericolosamente sfumato. Il silenzio della ragazza, forse dovuto alla paura, al senso di colpa o alla speranza che le cose potessero cambiare, si è rivelato fatale. Ed è per questo che la madre oggi lancia un appello implicito a tutte le famiglie: ascoltare i segnali, non sottovalutare i comportamenti e mai ignorare i cambiamenti emotivi nei propri figli.

Una tragedia che poteva essere evitata?
Il femminicidio di Martina Carbonaro è un dramma che si sarebbe potuto evitare. Le parole dei genitori rivelano come l’apparenza inganni, come la violenza possa nascondersi dietro relazioni all’apparenza normali. Oggi i genitori chiedono giustizia. Ma chiedono anche che nessun’altra famiglia viva lo stesso inferno. Che nessun altro padre debba mai più dire: «Avevo in macchina l’assassino di mia figlia e non lo sapevo».