
La Juventus oggi somiglia a una bella donna che di colpo, senza capire il perché, viene rifiutata. Una società che, nonostante la sua storia gloriosa, è stata costretta a incassare due “no” pesanti: prima Antonio Conte, poi Gian Piero Gasperini. Napoli e Roma hanno idee più chiare, mentre a Torino regna la confusione.
#Giuntoli in un anno ha cacciato uno tra gli allenatori più vincenti della storia della #Juventus dopo averlo boicottato per 6 mesi. Ha dilapidato il tesoretto NextGen, ha preso un allenatore mediocre, ha fatto un mercato disastroso, ha cacciato i senatori.
— Daniele De Felice (@DanieleBibo) May 29, 2025
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Elkann ha scelto il ribaltone dirigenziale e Cristiano Giuntoli è stato messo da parte. E con lui anche Igor Tudor, il Mister cje pur non facendo niente di eclatante ha risollevato una squadra allo sbando e centrato la Champions. Con buon senso e un senso di appartenenza al club che oggi pare un pregio dimenticato. Ora che il club lo ha delegittimato pubblicamente, sembra difficile affidargli la rifondazione. (continua dopo la foto)

Dopo il crollo del 1976, fu scelto Trapattoni, un Mister giovane, con molta fame e le idee chiare. Poi toccò a Lippi nel 1994, dopo anni di delusioni cocenti. Infine Conte nel 2011, per ripartire nel post-Calciopoli. Tre epoche, tre rifondazioni, tre uomini scelti nel momento giusto. Oggi al timone c’è Damien Comolli, con Chiellini al fianco. Ma ancora non si vede una direzione.
I “no” di Conte e Gasperini sono figli di un progetto indecifrabile. Gli allenatori cercati hanno preferito squadre e proprietà con un’identità chiara, mentre nel club bianconero regna l’incertezza. E dire di no alla Juve, oggi, non è più così difficile. Sfumato Conte, è arrivato il rifiuto di Gasperini: peccato, perché una Juve in stile Atalanta, aggressiva e verticale, sarebbe stata una novità interessante.
Non ci sono dubbi che Giuntoli abbia sbagliato. Kelly pagato un prezzo fuori mercato, così come Nico Gonzales. E poi la svendita di Huijsen e Soulé, sbocciati altrove e ora uomini mercato o fulcro di altre squadre. Ma dare all’ex Ds del Napoli tutta la colpa per il fallimento di Thiago Motta o Koopmeiners sarebbe ipocrita. Dodici mesi fa, tutti pensavano che si trattasse di un buon progetto.
Ora, mentre l’Inter si gioca la finale di Champions, la Juventus annaspa fra tentativi di rifondazione e rifiuti dolorosi. Per ripartite servono idee chiare, conti sostenibili e obiettivi concreti. Come obiettivi sul campo si parla di Tonali ed Ederson, Osimhen e David. Ma la verità è che serve una linea, e serve subito. E in questo momento, invece, manca anche l’allenatore. (continua dopo la foto)

Se Tudor dev’essere confermato, si deve dire subito e dimostrare (anche se tardivamente) fiducia piena il lui. Se invece si preferisce continuare a cercare un altro Mister, deve arrivare prima del Mondiale per club. Ma i nomi disponibili sono sempre di meno, almeno fra le prime scelte. Peraltro i due inizialmente cercati, Conte e Gasperini, sono due Mister con impostazioni completamente differenti: un altro indice di scarsa chiarezza.
Le opzioni rimaste riflettono due possibilità. ci sono gli “emergenti” rischioso ma intriganti: Fabregas, De Zerbi, Farioli. Oppure ci sono allenatori più rodati, che non entusiasmano i tifosi ma hanno dimostrato di poter gestire club importanti. I due nomi in primo piano sono quelli di Pioli e Mancini. Il sogno, però, è un ex campione bianconero: Zinedine Zidane, dopo gli ottimi risultati con il Real Madrid, il francese potrebbe restituire entusiasmo all’ambiente.
La Juventus non può permettersi di aspettare e nemmeno di sbagliare ancora. Il tentativo di fare uno sgarbo all’Inter ingaggiando Simone Inzaghi sembra difficile da concretizzare. Ma ora, con il Mondiale per Club alle porte, è arrivato il tempo delle risposte. La Juve è già in ritardo, e deve dimenticare i “no”. E anche in fretta.
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