x

x

Vai al contenuto

Dalle macerie della Svezia a Euro2020. Il coraggio della giovane Italia di Mancini

Dalle macerie della Svezia a Euro2020. Il coraggio della giovane Italia di Mancini

“Speriamo tornino le Notti magiche”. Roberto Mancini si gode il 2-0 della sua Italia contro la Grecia, ma soprattutto la qualificazione a Euro2020 con tre giornate di anticipo. Un epilogo difficilmente pronosticabile due anni fa, al triplice fischio dello spareggio mondiale con la Svezia. “Mi sono trovato bene con tutti dal primo giorno, abbiamo creato una squadra in poco tempo: una squadra che lotta e gioca”.

Potere ai giovani

13 novembre 2017 – 12 ottobre 2019: 698 giorni dopo, la Nazionale torna a sorridere. La qualificazione a Euro2020 ha un nome e un cognome su tutti: quello di Roberto Mancini. Da un San Siro ostile e sconsolato, teatro della disfatta con la Svezia, a un Olimpico partecipativo e in festa. Il ct ha unito il raggiungimento dell’obiettivo alla capacità di far riavvicinare i tifosi alla Nazionale. Due anni fa, Mancini era sulla panchina dello Zenit San Pietroburgo. Dovrà aspettare fino al 14 maggio 2018 per diventare ufficialmente l’allenatore dell’Italia. Sarà stata l’esperienza russa, ma da quel giorno il nuovo ct inizia la sua piccola grande rivoluzione.

Via la vecchia guardia. Ai vari Parolo, Eder e Candreva vengono preferiti calciatori più giovani. La linea verde avanza grazie alla collaborazione con l’Under 21 di Luigi Di Biagio. Donnarumma, Pellegrini e Chiesa passano in pianta stabile nella Nazionale maggiore. Esordiscono Barella, Sensi, Kean. Stupisce il fatto che chi sia tecnicamente valido possa guadagnarsi un armadietto a Coverciano nonostante giochi in Serie B (Tonali) o non abbia mai disputato nemmeno un minuto in stagione (Zaniolo).

Meglio di Lippi e Trapattoni

Dall’esordio in amichevole contro l’Arabia Saudita alla qualificazione con tre giornate d’anticipo a Euro2020. In mezzo, una Nations League finita alla fase a gironi, ma capace di riavvicinare molti tifosi alle sorti della maglia azzurra. Il bilancio di Mancini sulla panchina dell’Italia è di dieci vittorie, quattro pareggi e due sole sconfitte, con 28 gol fatti e 11 subiti. Una media del 62,5 per cento di successi. Nessuno, dagli anni 2000 ad oggi, ha fatto meglio di lui per quel che riguarda le partite vinte in rapporto a quelle giocate. È davanti a Marcello Lippi 1 (2004-2006: 58,62%), Giovanni Trapattoni (56,82%), Roberto Donadoni (56,52%), Gian Piero Ventura (56,25%), Antonio Conte (56%), Cesare Prandelli (41,07%), e al Lippi 2 (2008-2010: 40,74%).

Dei ct in sella per almeno 10 partite è dietro solamente a Pozzo (68,97%), Ferrari (66,67%), Sacchi (64,15). Ovviamente “pesa” il non aver ancora disputato un torneo come il Mondiale o l’Europeo, ma i numeri sono incoraggianti. E a chi gli ha fatto notare di aver messo nel mirino proprio Pozzo, Mancini con la qualificazione in tasca sottolinea che “Pozzo è stato una leggenda perché ha vinto due Mondiali”. Come a dire, la strada è ancora lunga. Come a dire, dopo l’Europeo si potrebbe pensare anche di rinnovare il contratto fino a Qatar 2022 (dato che il contratto è in scadenza nel 2020).

La rivincita del ct

Mancini, sino ad oggi, è stato decisamente sottovalutato. Non tanto dagli addetti ai lavori, quanto dalla stampa e dall’opinione pubblica. Mancini ha vinto lontano da casa, in altri Paesi. Ma quello che è riuscito a fare con la Nazionale, raccolta al numero 20 del ranking Fifa (il punto più basso di sempre nella nostra storia calcistica), ha convinto anche i più scettici.

Dando fiducia ai giovani ha cucito sulla sua Italia uno stile di gioco ben preciso, propositivo, fatto di palleggio e velocità, ma anche di personalità. Non era scontato, perché è stato costretto a ripartire da capo, senza grandi big (Chiellini e Bonucci a parte). Dopo il fallimento del Lippi bis nel 2010, l’Italia di Prandelli ha sfiorato l’impresa perdendo la finale di Euro2012 con la Spagna. Ma in quella Nazionale c’erano Buffon, De Rossi e Pirlo. C’era una buona base. Dopo la debacle con la Svezia, invece, il coraggio e la necessità di ripartire da zero hanno funzionato. Oggi l’Italia è al 16° posto, ma la Nazionale ha le carte in regola per scalare il ranking alla velocità della luce. Per rivivere ancora delle notti magiche.