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Inter, vittoria all’ultimo respiro: decide Carboni al 93°

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Nel calcio esistono vittorie che non solo valgono punti, ma raccontano storie. Storie di carattere, di nervi saldi, di quel qualcosa che va oltre la tattica e i numeri. La vittoria dell’Inter contro l’Urawa, nella seconda giornata del nuovo formato del Mondiale per Club, appartiene a questa categoria: sudata, sporca, forse non brillante, ma maledettamente viva. Decisiva la zampata di Valentin Carboni al 93°, un colpo di talento e personalità che salva i nerazzurri da un mezzo disastro e li proietta verso una sfida al cardiopalma contro il River Plate.

Il racconto della partita

La serata si era messa male, malissimo. All’11° minuto, Watanabe con freddezza punisce Sommer. L’Urawa prende coraggio e si chiude bene, lasciando all’Inter solo spazi sterili e un possesso palla che fa più scena che danni. Nel primo tempo, la squadra di Chivu è lenta, impacciata, scollegata tra i reparti. Barella è impreciso, Asllani sotto ritmo, e le fasce – una volta punto di forza – sembrano senza idee. Lautaro Martinez combatte, ma da solo può fare poco. In molti iniziano a pensare che la figuraccia sia dietro l’angolo.

La scossa arriva all’intervallo, più psicologica che tattica. Chivu si fa sentire, cambia l’atteggiamento, alza il baricentro e butta dentro freschezza: Mkitharyan e Francesco Pio Esposito danno vivacità, ma risulterà decisivo il cambio di Valentin Carboni.

Il pareggio arriva con il solito Lautaro Martinez. Il capitano nerazzurro sigla un gol pesantissimo, che rimette tutto in discussione. Da lì in poi l’Inter prende campo, cresce, e soprattutto crede nella vittoria. L’Urawa si rintana, sperando in un punto che avrebbe significato ancora speranza. Valentin Carboni entra dalla panchina con la faccia di chi vuole cambiare le cose. E lo fa. Al 93° con una conclusione precisa batte il portiere avversario. Esplode la panchina, esplode Chivu, esplodono i cuori nerazzurri.

Il significato della vittoria

È una vittoria che vale tanto. Non solo per i tre punti – che portano l’Inter a quota quattro nel girone – ma per come è arrivata. In un Mondiale per Club che ha ancora contorni poco definiti e un format tutto da comprendere, serviva un segnale. E i nerazzurri lo hanno mandato, con la forza del collettivo e il coraggio dei singoli. Se da una parte la difesa è apparsa troppo vulnerabile e la manovra troppo lenta, dall’altra c’è una squadra che non muore mai, che sa stringere i denti e ha uomini capaci di risolvere la partita anche quando i titolari arrancano.

Con il successo sull’Urawa, l’Inter si giocherà l’accesso diretto alla semifinale nell’ultima partita del girone contro il River Plate. Un match che si preannuncia intenso, vibrante, quasi da “coppa vera”. I giapponesi invece salutano matematicamente la competizione: una partecipazione onesta, ma troppo fragile quando il livello si è alzato.

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