Nel carcere milanese di San Vittore si sono svolti gli interrogatori dei primi ultrà milanisti e interisti arrestati nell’ambito del maxi blitz della Dda di Milano, della Polizia e della Guardia di Finanza. Gli accusati, però, hanno tutti deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al giudice Domenico Santoro e ai pm.
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Sgominati i “clan” degli ultras di Inter e Milan: 19 arresti.
Tra le accuse associazione per delinquere, con l’aggravante del metodo. Azzerati i vertici delle curve. Tra i fermati anche il bodyguard di Fedez, non coinvolto nell’inchiestahttps://t.co/pZTED0mGMp pic.twitter.com/7XjOuWbSDg— Tgr Rai Lombardia (@TgrRaiLombardia) September 30, 2024
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Tra coloro che hanno preferito restare in silenzio spiccano Francesco Lucci, uno dei capi della curva Sud milanista, e Andrea Beretta, ex leader della curva Nord interista, arrestato per omicidio. Con loro, anche Riccardo Bonissi e Luciano Romano, tutti accusati di far parte di un’associazione per delinquere legata alle curve milanesi. La Procura ha intenzione di continuare con gli interrogatori, ma la linea scelta dai 16 capi tifosi arrestati sembra quella di mantenere il silenzio.
La critica dei pm alla gestione dell’Inter
Dalle indagini emergono gravi critiche da parte della procura di Milano nei confronti soprattutto della società Inter. Secondo i pm, il club nerazzurro avrebbe avuto un atteggiamento troppo indulgente verso le pressioni della curva, arrivando di fatto a “finanziare gli ultrà infiltrati nel club”. Questo contesto ha permesso a soggetti legati alla criminalità organizzata di prendere il controllo di parte della gestione dei biglietti.
La procura parla di “situazioni tossiche” all’interno della struttura organizzativa dell’Inter, che secondo la loro opinione non possono essere risolte solo rimuovendo le figure di vertice. Secondo i pm, il problema richiede una riorganizzazione più profonda, perché lasciando il sistema immutato, “i nuovi venuti” si troverebbero nelle stesse condizioni e il ciclo illecito si ripeterebbe.
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