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Ferrari, a Shangai notte fonda: ma è tutta la Formula 1 che non va, ecco perché

Secondo Fabio Tavelli del Foglio, il fine settimana della Ferrari in Cina è stato l’ennesima rappresentazione di un copione che a Maranello sembra conoscere fin troppo bene: grandi aspettative, lampi di competitività e una rovinosa caduta finale.

Dopo l’entusiasmo generato dall’ottima prestazione di Lewis Hamilton nella Sprint, la Scuderia ha vissuto un crollo fragoroso, aggravato da una doppia squalifica per motivi diversi. Un’onta, sottolinea Tavelli, inaccettabile per la storia della Ferrari e per il valore dell’azienda che rappresenta.

La sensazione, ormai, è che il popolo del Cavallino sia talmente abituato a questi alti e bassi da non arrabbiarsi più. Un destino che, se la Formula 1 fosse il calcio, renderebbe il sorriso perenne di Frédéric Vasseur un po’ più difficile da mantenere.

Mentre la Ferrari si leccava le ferite, il GP di Cina ha riportato alla luce un problema che rischia di compromettere la spettacolarità della stagione: il dominio degli pneumatici sulle strategie di gara.

Tavelli evidenzia come la questione delle gomme abbia reso sia la Sprint che la gara domenicale estremamente noiose, con i piloti costretti a gestire costantemente il degrado invece di spingere al massimo. Un problema accentuato dalla tendenza degli ingegneri di pista a dettare il passo via radio, limitando il margine d’azione dei piloti e trasformando la F1 in “Tyresport” più che Motorsport.

Ferrari, un tonfo che non fa nemmeno più rumore

Le comunicazioni radio tra team e piloti sono ormai una litania di “Piano A, Piano B, Piano C”, con strategie iper-analizzate che finiscono per soffocare il talento e il coraggio di chi è in macchina. Tavelli sottolinea come, nonostante i progressi nel livellamento delle prestazioni tra le squadre, il vero spettacolo dovrebbe essere lasciato ai piloti, anziché rimanere schiavo di calcoli su degrado gomme e temperature ideali.

Nonostante tutto, il 2025 è iniziato con una certa varietà di vincitori e distacchi meno abissali rispetto al passato. Il rischio, però, è che a decidere le gare siano sempre di più le power unit, l’aerodinamica e gli pneumatici, piuttosto che il talento dei piloti.

Per la Ferrari, la speranza è che la stagione possa riservare sorprese, magari con un altro acuto di Hamilton o un riscatto di Leclerc. Ma, come Tavelli lascia intendere, servirebbe un cambio di mentalità per ridare al Cavallino il ruolo da protagonista che il suo passato impone.

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