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Il combattimento scenico, una disciplina da scoprire

Il combattimento scenico, una disciplina da scoprire

Nelle gabbie o sui ring, lì vediamo scontrarsi i fighter dei quali siamo abituati a parlare. Ma a meno di non essere appassionati di Boxe, MMA e simili sono altri i palcoscenici in grado di vantare un – davvero – grande pubblico. In primis quelli cinematografici, dove da sempre scazzottate e zuffe la fanno da padrone. Grazie a stunt ed esperti professionisti del settore, certo, ma soprattutto al cosiddetto Combattimento Scenico, una disciplina da scoprire e che nasce dal teatro.

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Stage Combat per professionisti

Sono molti a definirlo “Un sistema di combattimento”, alla base delle coreografie realizzate per spettacoli di vario genere, che siano dal vivo o in video. Una disciplina altamente specializzata dal punto di vista acrobatico, che implica la conoscenza di diverse tecniche, normalmente applicate dai virtuosi del parkour e dai praticanti degli sport da combattimento.

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I principali destinatari dello Stage Combat sono invece attori, ballerini, performers in genere e stuntman professionisti, per i quali la sicurezza è un elemento fondamentale. L’eliminazione degli elementi potenzialmente dannosi di arti marziali, scherma e similia, ne fa infatti un ideale strumento di espressione corporea e per chi volesse affrontare i propri limiti, non solo fisici.

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Corsi, stage e workshop

Riscaldamento fisico; Giochi di attenzione e relazione; Training tecnico di combattimento mani nude e apprendimento di colpi, schivate e cadute’ Improvvisazione con gli elementi appresi; Lavoro di scena con testo e montaggio di sequenze sono al centro della proposta del Workshop di Valentina Calandriello. Che si prefigge di “offrire agli allievi le basi fondamentali del combattimento scenico e fornire loro gli strumenti necessari per poter improvvisare e montare una sequenza di colpi a mani nude”.

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E che si affianca alle proposte di corsi analoghi. Come quelli tenuti da Alberto Di Candia o da Florence Leguy, maestro d’armi e coreografa da oltre trent’anni. Nei quali, dopo aver iniziato come schermitrice ed essersi dedicata alla recitazione, ha affinato la sua arte, arrivando persino a insegnare alla Sorbonne di Parigi. “Per me è fondamentale trasmettere un mestiere antichissimo… le nostra storia e cultura – ha dichiarato a quartaparetepress.it. – Passare il testimone agli allievi, in modo che possano montare i combattimenti nei loro spettacoli, e continuare una tradizione di famiglia”.

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Tradizione italiana e fondamenti

O dalla stessa Federazione Italiana Sport Acrobatici e Coreografici. Che affronta “l’arte drammatica del conflitto non verbale” a partire dalla tradizione di maestri come Achille Marozzo, Saviolo, Fiore de Liberi, Vadi , Manciolino, Agrippa, Marcelli e Capoferro. Grazie ai quali si son potute porre le basi, teoriche e pratiche (con armi, anche a distanza, e senza, che sia a mani nude o nel corpo a corpo) della disciplina. E una impostazione scenica costruita sul lavoro d’espressione, libero e strutturato, le phrase d’armes (offensiva, difensiva e controffensiva), il rapporto con lo spettatore e le influenze di tecniche di stunt, Acrofight e Takedowns.

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