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Giada Zanola gettata giù dal ponte, si scopre la tremenda verità su Andrea Favero

L’agghiacciante scoperta su Andrea Favero

Secondo quanto riportato dal provvedimento di fermo della Procura, Andrea Favero aveva tentato di costruirsi un alibi. Ma non solo. L’uomo aveva inviato messaggi sul telefono di Giada Zanola quando la donna era già morta, alle 07:38 di mercoledì mattina. “Sei andata al lavoro senza nemmeno salutarci”, aveva scritto Favero. Ai poliziotti aveva spiegato che la sera prima, con il figlio, era andato “tranquillamente a dormire”. Un alibi che è durato davvero pochissimo. Prima davanti agli investigatori, negli uffici della Polstrada, poi di fronte al Pm Giorgio Falcone, Andrea Favero è pian piano crollato. L’uomo ha iniziato a fare alcune ammissioni e quando il racconto ha iniziato a porlo in cima al cavalcavia, insieme a Giada Zanola, ha tentato di difendersi, dicendo “Non ricordo più nulla”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il racconto degli amici e del fratello

Giada Zanola è l’ennesima vittima di femminicidio in Italia. Come raccontano gli amici, la donna voleva lasciare Andrea Favero, il suo compagno. “Era evidente che volesse chiudere la loro storia. Lui era abbastanza violento, e geloso, tra i due c’erano continue discussioni, ha raccontato un amico di Zanola. Nel futuro della giovane mamma 34enne, uccisa brutalmente dopo essere stata gettata giù da un cavalcavia, c’era solo posto per il suo bambino, di tre anni. Dietro la porta della casa in cui Giada Zanola viveva con il compagno, c’era una vita di violenze che nessuno conosceva. La giovane 34enne aveva lavorato in una profumeria a Vigonovo. “Era una ragazza meravigliosa, piena di vita”, ha raccontato una sua amica. Neppure il fratello, Daniel Zanola, che vive a Brescia, dove la donna era nata, aveva mai nutrito sospetti su quella casa. “Qualche litigio, come in tutte le coppie, ma Giada non ci aveva mai detto che lui fosse stato violento o che la situazione fosse grave”, ha raccontato.