L’Eritrea ha detto no ai Mondiali 2026. La nazionale africana ha comunicato alla FIFA la sua rinuncia a partecipare alle qualificazioni per la Coppa del Mondo, che inizieranno il 18 novembre. Il motivo è la paura che i suoi giocatori approfittino delle trasferte per scappare e chiedere asilo politico in altri paesi.
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Non è la prima volta che succede. Già nel 2015 e nel 2019, infatti, diversi calciatori eritrei avevano disertato la nazionale durante le qualificazioni per i Mondiali 2018 e 2022, sfruttando le tappe in Botswana e in Uganda per fuggire dalla dittatura che opprime il loro paese. L’Eritrea, infatti, è considerata una delle nazioni più repressive al mondo, dove vige il servizio militare obbligatorio a tempo indeterminato, la libertà di espressione e di religione è negata, e le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno. (CONTINUA DOPO LA FOTO)
La decisione dell’Eritrea di ritirarsi dalle qualificazioni ha lasciato il gruppo E con solo cinque squadre: Zambia, Marocco, Congo, Niger e Tanzania. Queste si contenderanno il primo posto, che vale l’accesso alla fase finale, e il secondo posto, che vale lo spareggio intercontinentale. L’Eritrea, invece, dovrà aspettare ancora per sognare la sua prima partecipazione a un Mondiale.
Le reazioni alla decisione dell’Eritrea
La rinuncia dell’Eritrea ha suscitato diverse reazioni nel mondo del calcio. Alcuni hanno criticato la scelta, ritenendola una rinuncia alla dignità sportiva e un’occasione persa per far conoscere al mondo la realtà del paese. L’Eritrea, tuttavia, ha preferito rinunciare al sogno dei Mondiali, per evitare il rischio di perdere i propri calciatori. Una scelta dolorosa, ma forse inevitabile, in un contesto politico e sociale così difficile.