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Ducati, Poggiali tra Marquez e Bagnaia: “La forza di rialzarsi e il metodo che fa la differenza”

Se la Ducati ha dominato ancora il Mondiale MotoGP, una parte del merito passa anche dal lavoro silenzioso e quotidiano di Manuel Poggiali. Il sanmarinese, due volte campione del mondo, oggi è rider coach per i team Lenovo e Gresini: osserva da bordo pista, analizza, confronta dati e sensazioni, poi ricompone il quadro insieme agli ingegneri. Un metodo che ha prodotto risultati concreti: Marc Marquez campione del mondo, Lenovo vincitore del Mondiale a squadre e Gresini Racing miglior team indipendente.

Numeri che raccontano una stagione dominante, anche se non del tutto prevista. Poggiali lo ammette senza giri di parole: “Avevo una visione preventiva diversa, che poi non ha trovato riscontro nella realtà”. La realtà dice tripla corona per Ducati: piloti, costruttori e squadre. E un altro dato che pesa: sei piloti Ducati nei primi otto del Mondiale dopo 22 round. (continua dopo la foto)

Un dominio costruito su organizzazione, condivisione e continuità. Merito del team factory, ma anche di Gresini, capace di crescere e consolidarsi tra i grandi.

Su Alex Marquez, Poggiali non si sorprende. “Con lui lavoro da tre anni, conosco il suo potenziale. Ha attraversato un periodo difficile, ma il suo valore non si discute”. La combinazione giusta tra moto equilibrata, maggiore consapevolezza e un ambiente ormai familiare ha fatto il resto.

Capitolo Fermin Aldeguer: “Quando un esordiente chiude una stagione con podi e una vittoria, merita solo complimenti”. La maturazione del rookie è stata evidente, con momenti di altissimo livello come il sorpasso su Acosta in Austria, simbolo di una crescita accelerata.

Il percorso di Marc Marquez ha colpito Poggiali più di ogni altro aspetto. Non tanto per il titolo in sé, quanto per come è arrivato. “Molti piloti avrebbero faticato a rimettersi in gioco dopo infortuni così gravi. Lui ha lasciato Honda per un team più piccolo e ha costruito un percorso coraggioso”.

Nel lavoro quotidiano Marquez sorprende per lucidità e autocritica. “Non è usuale sentire un campione dire: lasciate la moto così com’è, sono io che devo lavorare“. Nel 2025 ha ridotto drasticamente gli errori, gestendo anche situazioni limite, come i problemi di pressione all’anteriore, con una freddezza che ha fatto la differenza. “È un trascinatore, un uomo squadra”, sintetizza Poggiali. Ed è proprio questo approccio a spiegare un Mondiale quasi perfetto.

Diverso il discorso su Francesco Bagnaia. Una stagione complicata, fatta di alti e bassi. “Abbiamo lavorato con tranquillità, cercando sempre di metterlo nelle migliori condizioni“. I risultati non sono arrivati con continuità, ma la vittoria di Motegi resta un momento chiave. (continua dopo la foto)

Sul futuro, Poggiali non ha dubbi: “Bagnaia ha la forza per rialzarsi. È una qualità dei grandi campioni”. Per tornare stabilmente a lottare serviranno studio, analisi e tenacia, accettando anche un contesto più competitivo, con avversari cresciuti come Aprilia. La sfortuna ha inciso, ma partire spesso dalle retrovie ha complicato ulteriormente il quadro.

In otto anni il ruolo di rider coach è cambiato profondamente, soprattutto in Ducati. “Oggi c’è molta più organizzazione e condivisione prima di arrivare al pilota”. Un sistema strutturato, che però dovrà affrontare un 2026 tutt’altro che semplice.

“Sarà una stagione complicata, gli avversari non staranno a guardare“, avverte Poggiali. Il lavoro per il futuro, in realtà, è già iniziato. Con una certezza: metodo, lucidità e capacità di rialzarsi resteranno le vere differenze in pista.

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