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Ciclismo, la straordinaria favola di Conca: dal bed & breakfast al tricolore, impresa pazzesca

Il nuovo campione italiano non corre in un team professionistico, non ha un contratto, e fino a qualche mese fa gestiva un bed & breakfast a Lecco. Si chiama Filippo Conca, ha 26 anni, è di Bellano, in provincia di Lecco, e ieri ha sorpreso tutti a Gorizia battendo in volata Alessandro Covi e indossando una maglia tricolore che rischia di non vedersi mai nel gruppo delle corse pro.

Conca, ex corridore di Lotto-Soudal e Q36.5 fino al 2024, ora gareggia per lo Swatt Club, team amatoriale che tessera corridori over 23 senza squadra. Nata dall’idea dell’imprenditore Carlo Beretta, legata al blog SoloWattaggio, la squadra ha stupito tutti con una prestazione collettiva da favola: oltre a Conca, sono emersi Ginestra, Carollo (a lungo in fuga) e Gaffuri, specialista delle granfondo che è rimasto con i primi fino all’ultima salita.

A rendere ancora più clamorosa l’impresa, il livello degli avversari: Filippo Ganna ha avuto un malessere in corsa ed è stato costretto a fermarsi (ha anche vomitato), mentre Jonathan Milan ha tentato una rimonta disperata, chiudendo comunque settimo a 11 secondi, dietro a Baroncini.

La vittoria di Conca è un terremoto per il ciclismo italiano. Non solo per il risultato sportivo, ma per ciò che rappresenta: un ex gregario, rimasto senza contratto, che si allena da solo, si mantiene con un piccolo business turistico e si impone in una corsa nazionale davanti ai professionisti. “Un risultato destabilizzante per le squadre italiane” ha detto lui stesso a caldo, senza mezzi termini.

“Sto cercando squadra da mesi e non c’è stato verso”, ha spiegato Conca. “A ottobre sono rimasto a piedi e ho deciso di provarci. Sapevo che questa era l’unica occasione per farmi vedere, anche se le possibilità erano pochissime. Ci credevo. Sono qui per il massimo, ed è successo davvero”.

Una frase che sa di rivincita, e che fotografa la realtà di tanti corridori “di servizio” come lui, che raramente hanno avuto la possibilità di giocarsi le proprie carte. “Quando avevo la gamba, dovevo sempre lavorare per qualcuno. È normale, la squadra punta sui capitani, ma così rischi di essere tagliato fuori a fine stagione”.

Dopo aver chiuso con il professionismo, Filippo non si è fermato. Gestisce un bed & breakfast a Lecco, ha preso la patente nautica per offrire tour in barca sul lago e sta pensando di aprire un noleggio bici. Intanto, ha concluso gli studi in Economia alla Bicocca. “Bisogna guardare avanti. Voglio tenermi aperte più strade”. (continua dopo la foto)

Il suo riferimento è stato Asbjorn Hellemose, che dopo essere rimasto a piedi ha trovato una seconda chance con Jayco AlUla. Ora spera che la maglia tricolore possa aprire anche per lui una nuova porta, magari in un team professionistico.

Il successo di Conca lancia un messaggio forte: “Nel ciclismo italiano c’è ancora una mentalità vecchia“, accusa. “Squadre come lo Swatt, che puntano anche sul marketing, sono viste come strane. E invece stanno salvando carriere”. Il suo è un grido che viene dal basso, ma ora veste il tricolore. E merita di essere ascoltato.

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