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C’è una Ferrari che vince: ecco chi potrebbe prendere il posto di Vasseur

C’è una Ferrari che domina, macina successi e fa brillare il Cavallino Rampante. E ce n’è un’altra, più rumorosa ma in preda a una grande confusione, che continua a collezionare delusioni. Due facce di una stessa scuderia che oggi, più che mai, si ritrova davanti a un bivio.

Da una parte c’è il trionfo del programma Hypercar, voluto da John Elkann e diretto da Antonello Coletta, che ha restituito alla Ferrari la gloria nelle gare di durata. La tripletta alla 24 Ore di Le Mans è la sintesi di uno strapotere tecnico e organizzativo che lascia solo le briciole a mostri sacri come Porsche, Cadillac e BMW.

Sul fronte opposto, la Formula 1 continua a deludere. Ieri, mentre in Francia la 499P faceva storia, le monoposto di Leclerc e Hamilton chiudevano un GP del Canada da dimenticare. Dopo dieci Gran Premi, la rossa resta a secco di vittorie: un digiuno pesante, visto che McLaren, Red Bull e Mercedes hanno già festeggiato almeno una volta.

I numeri parlano da soli: a Maranello cresce la sfiducia intorno a Frederic Vasseur, in scadenza di contratto e responsabile di una crescita di squadra mai davvero decollata. Le voci di uno spogliatoio spaccato, tra le critiche di Leclerc e Hamilton alle strategie, non fanno che peggiorare un clima già di per sé incandescente.

Intanto Coletta, artefice del miracolo Le Mans, vede crescere le sue quotazioni per diventare il nuovo capo della Gestione Sportiva. Elkann crede in lui, i risultati lo blindano. Ma prendere in mano la Formula 1 non sarebbe una passeggiata: la categoria regina è un altro pianeta, con un cambio regolamentare epocale nel 2026 e una struttura tecnica impostata da altri.

Se Coletta dirà sì, erediterà una Ferrari a due facce: fortissima in pista lunga, fragile nel Circus più esigente del motorsport. Sarà chiamato a ricompattare un ambiente nervoso e a ridare continuità a un progetto che da troppi anni vive di sprazzi. La sua sfida più dura, per restituire al Cavallino la competitività e poi dare l’assalto a un Mondiale che manca da una vita.

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