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Buon compleanno, Nazionale: come è nato l’azzurro

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13 gennaio 1910. Il 27enne ragioniere di nome Luigi Bosisio, diventato presidente della Federazione Italia Giuoco Calcio qualche mese prima, realizza la nascita della Nazionale di calcio italiana. A lui stesso si deve il passaggio dalla Federazione italiana football all’odierna Figc: nel 1907, infatti, aveva proposto di sostituire il termine “football” sulle colonne della Gazzetta dello Sport. Circa 30 anni dopo la Figc, a 21 dalla scomparsa, gli conferirà il riconoscimento di “pioniere del calcio italiano”.

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Nazionale, la “prima volta” in bianco

Bosisio è il primo dirigente in grado di far nascere la Nazionale. Qualcuno ci aveva provato 11 anni prima, nel 1899 (alcune fonti sostengono addirittura nel 1895), quando il calcio non era ancora diffuso nel nostro Paese. L’allora FIF aveva selezionato undici giocatori militani nell’antenata della Serie A, di cui solo tre italiani, per un’amichevole contro una rappresentativa svizzera al Velodromo Umberto I di Torino. Risultato: 0-2 per gli elvetici. Undici anni dopo quella partita, il 15 maggio 1910, la nuova Nazionale torna in campo battendo 6-2 la Francia all’Arena Civica di Milano. Il capitano è Francesco Calì, giocatore dell’Andrea Doria, mentre il primo gol della storia degli “azzurri” (al 10′ del primo tempo) è segnato da Pietro Lana (autore di una tripletta), attaccante del Milan.

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In realtà, però, la Nazionale va in bianco all’esordio. Almeno dal punto di vista della divisa.Polsini e collo erano inamidati, con un nastro tricolore appuntato sopra. Il motivo? Non si era ancora scelta la divisa ufficiale, così si opta per lasciarla bianca. Falso, dunque, il mito che sostiene che la scelta del bianco fosse dettata dalla volontà di omaggiare la squadra italiana più forte di allora, la Pro Vercelli. L’azzurro arriva sei mesi dopo il 6-2 alla Francia, sempre all’Arena Civica di Milano, questa volta nella prima gara ufficiale contro l’Ungheria. Questa volta, però, a sorridere sono gli avversari: 0-1. La maglia bianca non viene comunque accantonata, ma semplicemente declassata a “seconda divisa”.

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Nazionale, la maglia azzurra in onore del re

Ma perché il colore azzurro? Anche in questo caso ci sono dei falsi miti. Il primo è quello che spiega la scelta come la ripresa dei colori della nazionale francese (che in realtà è blu). Il secondo è più poetico, sostiene che l’azzurro sia stato scelto per il colore del mare e del cielo. Il terzo, invece, è legato al meteo. L’azzurro sarebbe stato scelto casualmente, in seguito a una forte nevicata avvenuta in mattinata e a una fitta nebbia scesa sulla città prima della partita contro l’Ungheria. Secondo questa terza “fake news” il bianco avrebbe confuso i giocatori italiani con l’ambiente circostante.

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In realtà le fonti storiche spiegano come l’azzurro sia stato scelto in onore dei Savoia, ossia della Casa regnante all’epoca nell’Italia monarchica. L’azzurro era il colore del casato sin dal 1360. Scelto perché lo stesso del manto della Vergine Maria, a cui la casata era devota. A riprova delle loro origini monarchiche, sul lato sinistro delle neonate maglie azzurre è stata cucita la croce sabauda (una croce bianca, in campo rosso).

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Nazionale, il tricolore repubblicano

Durante gli anni del Fascismo, precisamente dal 1927, sulle maglie azzurre comparirà anche il simbolo del regime: un fascio littorio, al fianco dello stemma sabaudo. Pochi mesi dopo la caduta della monarchia e del fascismo, con la neonata Repubblica, la maglia resterà comunque azzurra. Perderà, oltre al fascio littorio, anche la croce sabauda. Al loro posto, uno scudetto tricolore. Che resiste ancora oggi.

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