Bret Hitman Hart è conosciuto anche con due soprannomi
“The Excellence of Execution” (e cioè l’eccellenza di esecuzione) e “the best there is, the best there was and the best there ever will be” (e cioè il meglio che c’è, il meglio che c’era e il meglio che ci sarà per sempre). A 61 anni i giorni sul ring del wrestler canadese sono belli che andati. Ma lui rimane ancora un’icona.
C’è stato un momento in cui Bret Hart era il canadese più famoso al mondo. Erano gli anni Novanta, l’epoca d’oro del wrestling. Gli anni in cui personaggi come Hulk Hogan, Andre the Giant, Macho Man Randy Savage e The Ultimate Warrior avevano ceduto il testimone a una seconda generazione di wrestler e uomini di spettacolo come Hart, The Undertaker e Shawn Michaels.
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Il canadese era il leader di questa generazione. Il personaggio che si era cucito addosso – l’Hitman, e cioè colui che colpisce – rappresentava un simbolo per le migliaia di fan che si radunavano nelle arene e i milioni di spettatori dall’altra parte del televisore. Lui era quello che si batteva per le giuste cause. Quello che non mollava mai. L’idolo che tutte le volte, prima di ogni combattimento, regalava i suoi occhiali rosa ai bambini del pubblico.
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Il Wresting era uno sport di fama mondiale. Erano ancora gli anni dove i lottatori si dividevano in buoni e cattivi. I loro incontri erano ovviamente pianificati al millimetro, ma poco importa: quei gladiatori offrivano sul ring uno spettacolo avvincente. E tutti loro erano tanto grandi atleti quanto grandi attori.
Quando a Wrestlemania X Hart vinse la cintura di campione del mondo per la seconda volta sconfiggendo Yokozuna, furono i suoi stessi colleghi ad acclamarlo sul ring del Madison Square Garden e a portarlo in trionfo sotto i fuochi di artificio. Uno dei momenti più belli di sempre: l’apice della World Wrestling Entertainment prima della competizione assoluta con la federazione rivale della WCW.
A metà degli anni Novanta Hart veniva pagato tre milioni di dollari per lavorare solo 125 giorni l’anno. Nell’ottobre del 1996 Hitman firmava un contratto di vent’anni pari a un milione di dollari l’anno. E lo faceva con Vince McMahon, CEO della WWE. Poi l’improvvisa crisi economica della federazione portò lo stesso McMahon ad avere ripensamenti sul contratto di Hart. Erano gli anni di Goldberg e dei wrestler né buoni né cattivi, ma soltanto arrabbiati. D’un tratto il personaggio del buon Hitman, l’eroe del popolo, aveva perso appeal.
Fu allora che McMahon chiese a Hart di rinunciare al titolo di campione del mondo in un incontro con Shawn Michaels a Montreal nel 1997. Hitman rifiutò dicendo di non essere disponibile a perdere il titolo a casa sua, ma cercò comunque un compromesso: lo avrebbe perso il giorno dopo. Il resto è storia: l’incontro tra Hart e Michaels fu sabotato e interrotto dopo pochi minuti, quando l’arbitrò dichiarò che il canadese aveva dato forfait mentre si trovava sotto una potente presa di Michaels (in realtà Hitman non aveva gettato nessuna spugna). Quell’evento è conosciuto come “lo screwjob di Montreal”.
Gli anni successivi furono altrettanto pesanti per l’ex campione: il passaggio alla WCW a cui interessava più strapparlo alla WWE che lanciarlo come grande new entry. La morte del fratello Owen Hart sul ring a causa di un incidente durante un’esibizione. La morte dell’amico Davey Boy Smith in arte British Bulldog, suo cognato nella vita, scomparso troppo presto per infarto. Il calcio in piena faccia preso da Goldberg che lo ha costretto a ritirarsi definitivamente. E per finire l’ictus scatenato da una caduta in bici nel 2002. Una tragedia, quest’ultima, da cui Hart si è ripreso totalmente.
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Bret Hart oggi
Venticinque anni dopo lo stile di Bret Hitman Hart è ricordato come uno dei performer più realistici nel mondo del wrestling: i suoi pugni sembrano veri, la sua esecuzione è a tutti gli effetti eccellente. Stiamo parlando di una performance attoriale perfetta: “se oggi continuassi a combattere mi piacerebbe affrontare John Cena – ha dichiarato più volte – Sono certo che con lui avremmo creato grandi storie da raccontare al pubblico”.
Gli occhiali rosa di Hitman sono un vero e proprio oggetto di culto e sono anche uno dei modi con cui il wrestler si guadagna da vivere oggi (sono infatti in vendita online). Tutti i wrestler di fine millennio ricordano i loro incontri con Hart come “quelli in cui hanno dato il meglio” e quelli “più sicuri”. Hart li preparava come se fossero una sceneggiatura, assicurando sempre che nessuno si sarebbe fatto male.
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Oggi Bret Hitman Hart continua ad apparire e rilasciare interviste fiume in cui non frena ricordando il rancore contro la sua federazione di wrestling e puntando il dito contro i lottatori che non stima. Persone come Hulk Hogan o Diesel. Ascoltare le sue storie di wrestling nei video disponibili su Youtube è un passatempo molto interessante. E lui rimane un personaggio incredibile. I suoi migliori incontri sono ancora disponibili online.
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