
Un pranzo in famiglia dopo una pedalata in bicicletta si è trasformato in una brutta esperienza per Emma, una bambina di 11 anni. A raccontare l’episodio è stato il padre, denunciando sui social che la figlia è stata respinta all’ingresso di un ristorante di Pescara. Il motivo? Folle. Il gesto ha sollevato un’ondata di indignazione.

Il racconto del padre: “Non può entrare con quei colori”
Domenica 29 giugno, dopo 9 chilometri in bici, una famiglia si ferma attratta dal profumo di frittura di un ristorante a Pescara. La figlia più piccola, Emma, indossa con orgoglio maglietta e cappellino della Lazio. Ma è proprio questo a scatenare una reazione inaspettata. «Notiamo subito il proprietario che ci guardava con occhi malefici e borbottava» racconta il padre sui social. «Mentre finivamo di mettere i lucchetti alle bici, nostra figlia si avvicina all’ingresso del ristorante e il “gentiluomo” le dice che non può entrare perché indossa i colori della Lazio».
La famiglia, ancora con il sorriso, si avvicina, ma l’uomo – sempre secondo il racconto del genitore – ribadisce con tono sgarbato che l’ingresso sarebbe stato consentito solo se Emma avesse tolto il cappellino e cambiato maglia. «Non merita i nostri soldi ma merita di sentire il bisogno di lavorare», conclude il padre nel suo post.

La replica del ristorante
Contattata da Il Pescara, la titolare del locale ha fornito una versione differente, spiegando che i titolari e i gestori non erano presenti al momento dei fatti. «Mi piacerebbe poterle porgere di persona le nostre scuse», ha dichiarato la proprietaria, aggiungendo: «Se volessero tornare o contattarci, ne saremmo contenti».
Una presa di distanza netta da quanto accaduto, che però non cancella l’amarezza vissuta da Emma e dalla sua famiglia, costretti a cercare un altro ristorante per il pranzo. Il gesto, considerato da molti intollerabile, ha generato reazioni immediate, in particolare dal mondo sportivo.
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