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Ancelotti, clamoroso dietrofront: non firma per il Brasile, c’è una super offerta

La trattativa tra Carlo Ancelotti e la Seleção brasiliana, ormai, è diventata una telenovela in cui ogni giorno è una puntata e in ogni puntata c’è un colpo di scena. E proprio ieri, quando tutti davano l’allenatore italiano ormai sulla panchina del Brasile, si è consumato l’ennesimo dietrofront.

Un copione che non smette di sorprendere: il matrimonio tra Carletto e la Verdeoro sembrava cosa fatta, mancava solo la firma, e invece… nulla di fatto. Ancora una volta, tutto salta. Lunedì il Mister era a Londra, pronto – secondo fonti brasiliane – a mettere tutto nero su bianco: martedì avrebbe dovuto firmare il contratto da nuovo commissario tecnico del Brasile.

Ma quello che è arrivato non è stato un autografo, bensì una telefonata, diretta al presidente della CBF Ednaldo Rodrigues: grazie per la fiducia, ma non se ne fa nulla. Le ragioni del passo indietro sono due, e pesano come macigni.

Il primo è che i vertici dei blancos non vogliono traghettatori per il prossimo Mondiale per club: vogliono Ancelotti, e lo vogliono fino alla fine. Dunque, il tecnico emiliano ha chiarito che, semmai dovesse partire per il Brasile, lo farebbe non prima di Agosto. Una doccia fredda per la federazione verdeoro, che pensava invece che l’addio di Carletto fosse già stato pianificato per giugno.

Come se non bastasse, ecco che Marca svela l’altro nodo: un’offerta faraonica direttamente dall’Arabia Saudita. I numeri fanno tremare i polsi: 50 milioni netti a stagione. Una cifra che, diciamolo senza ipocrisie, potrebbe far vacillare anche un monaco tibetano. Figurarsi un allenatore che ha già vinto tutto.

Il Brasile si ritrova per l’ennesima volta a rimettere insieme i cocci. E Ancelotti, sempre più enigmatico e imprevedibile, guiderà il Real per l’avventura americana prima di decidere se lasciarsi tentare dal fascino esotico e dai petrodollari dell’Arabia. La Seleção, intanto, dovrà ripartire. Magari da un nome meno glamour, ma più disponibile. Perché a questo punto, anche se Carletto dovesse dire “Sì” domani, nessuno ci crederebbe più davvero.

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