
Alberto Stasi, interviene il suo legale: “Perché ci hanno denunciati”. Si riaprono, a sorpresa, le indagini sull’omicidio di Garlasco, il delitto avvenuto in una villetta di Pavia e trasformatosi in uno dei primi casi mediatici in Italia. La Procura ha richiesto degli approfondimenti su alcuni indizi (lo scontrino dell’alibi, le impronte e il campione di Dna) per fugare i sospetti sulla figura di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. La richiesta di tali verifiche furono anche parte di una documentazione presentata anni fa da Alberto Stasi, il ragazzo che fu ritenuto colpevole dell’uccisione di Chiara Poggi. La legale di Stasi ha spiegato qual è la situazione ora, rivelando anche che lei e il suo assistito avevano cercato di seguire quella pista fornendo la documentazione necessaria, ma furono denunciati per il prelievo di un campione di Dna. (Continua a leggere dopo la foto…)

Delitto di Garlasco, riaperte le indagini
A 18 anni dal delitto di Garlasco, di cui fu vittima la 26enne Chiara Poggi, le indagini sono state riaperte nello choc generale. Per l’omicidio fu infatti condannato in via definitiva Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della ragazza arrivato ora a scontare quasi completamente la sua pena in carcere. Tuttavia, Stasi si è sempre professato innocente cercando, negli anni, di far luce su presunte ombre d’indagine. Insieme alla legale che l’ha seguito in tutti i gradi di giudizio, Alberto Stasi si trova ad una nuova svolta nonostante l’ultimo tentativo di presentare la richiesta sia stata fatta 3 anni fa e non era mai stata accolta. (Continua a leggere dopo la foto…)

Alberto Stasi, interviene l’avvocato
Sia Alberto Stasi che l’avvocato sarebbero venuti a conoscenza degli sviluppi recenti tramite la stampa. “La procura di Pavia ha ottenuto la riapertura delle indagini, – ha spiegato l’avvocato Giada Bocellari in un’intervista a “il Giornale” – dopo che la cassazione lo ha imposto”. Ma la riapertura partirebbe proprio dalla documentazione, una relazione tecnica, depositata nel 2022 e mai presa in considerazione. «È un lavoro che verteva su più elementi fra cui il dna maschile sulle unghie di Chiara e le impronte nella casa. – ha spiegato il legale – Depositammo in Procura ma non accadde nulla».
Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva