
Londra, 24 aprile 2025 – Un anno dopo l’annuncio della sua diagnosi oncologica, Kate Middleton, principessa del Galles, ha condiviso con il pubblico la notizia della remissione completa del tumore. Un traguardo significativo, ma non il punto finale del suo percorso di guarigione. Come sottolineano gli esperti, la remissione rappresenta una tappa fondamentale, ma non definitiva, nella lotta contro il cancro. (Continua a leggere dopo la foto…)

Kate Middleton e l’annuncio della remissione completa del tumore
La dichiarazione di Kate Middleton sulla remissione del tumore ha suscitato speranza e sollievo tra i suoi sostenitori. Tuttavia, gli oncologi precisano che la remissione completa indica l’assenza di segni evidenti della malattia, ma non garantisce la guarigione definitiva. Secondo quanto riporta Leggo, il professor Massimo Di Maio, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha spiegato che “la remissione è una premessa per la guarigione, ma si convive comunque con il rischio di recidiva”.
La principessa stessa ha espresso cautela, affermando: “È un sollievo sapere che il cancro è in remissione, rimango concentrata sulla ripresa. Come sa chiunque abbia avuto una diagnosi di cancro, ci vuole tempo per adattarsi a una nuova normalità.”. (Continua a leggere dopo la foto…)

Il follow-up oncologico: una sorveglianza a lungo termine
Dopo la remissione, Kate Middleton dovrà affrontare un periodo di nuove sfide che, secondo gli esperti, durerà diversi anni. Durante questo periodo, saranno necessari controlli clinici e strumentali regolari per monitorare eventuali segni di recidiva. Citando l’annuncio di Kate Middleton, il dottore Di Maio ha spiegato che il tumore è in remissione completa e che il desiderio della principessa è quello di “tornare alla vita normale dopo vari cicli di chemioterapia. Superare la fase acuta, mettersi alle spalle interventi chirurgici e gli effetti tossici delle terapie è l’obiettivo di tutti i pazienti oncologici, ma anche la principessa del Galles dovrà seguire un periodo di follow-up per i prossimi anni, di solito almeno 5. In sostanza dovrà sottoporsi a visite ed esami che generalmente si mettono in calendario almeno 2 volte l’anno”.
Il professor Di Maio, raggiunto dall’Adnkronos, spiega: “Controlli e visite dovranno essere eseguiti con una certa frequenza (1-2 volte l’anno), di solito per i primi 5 anni.” Questo protocollo di sorveglianza è essenziale per garantire che, in caso di ritorno della malattia, si possa intervenire tempestivamente. Il tipo di tumore, lo stadio alla diagnosi e la risposta alle terapie influenzano la frequenza e la durata dei controlli.
Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva