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Jannik Sinner, parla Filippo Magnini: “L’hanno protetto, io sono stato massacrato. E ho visto porcate allucinanti”

Non tutti in Italia hanno reagito allo stesso modo alla squalifica ridotta di Jannik Sinner, il talento del tennis italiano coinvolto nel caso Clostebol. Tra le voci critiche c’è quella di Filippo Magnini, ex campione mondiale di nuoto, che si è sfogato durante il podcast “MVP – Most Valuable Podcast”, condotto da Flavio Bizzarri e Luca Dotto.

Magnini non si scaglia contro Sinner, anzi, ne riconosce il talento e la correttezza, ma sottolinea come il trattamento riservato al tennista sia stato molto diverso da quello ricevuto da lui in passato. “Ha avuto una positività martedì e mercoledì la sentenza. Io ho dovuto aspettare sette anni“, ha detto il nuotatore, ricordando la sua lunga battaglia legale.

Squalificato per doping per quattro anni, Magnini venne poi completamente scagionato dal Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Ma il prezzo pagato è stato altissimo: “Nel 2025 ancora sto aspettando il risarcimento danni. In quegli anni capivo che facevano i magheggi e delle porcate allucinanti. Io sapevo di essere a posto, pulito. Eppure non potevo neanche entrare nelle piscine“.

Jannik Sinner, Magnini: “Lo hanno protetto giustamente, mentre a me…”

Uno degli aspetti che Magnini evidenzia con maggiore amarezza è la disparità di trattamento da parte dei media: “La stampa ha protetto Sinner perché è un campione ed è giusto. Io, però, sono stato massacrato, ho avuto un trattamento negativo senza avere alcuna positività. Nei miei confronti c’è stata tanta ipocrisia“.

Nonostante lo sfogo, Magnini non ha nulla contro di Sinner, anzi, gli riconosce meriti straordinari: “Sono convinto della sua innocenza e spero che si risolva tutto. Sono contento di come lo stanno trattando, spero che nel futuro anche per altri atleti sia così. Viva Sinner. Se vuole giocare con me a padel, ci sono. Sta facendo un lavoro pazzesco ed è un fenomeno. Ha cambiato il modo di vivere uno sport di un Paese”.

Un attestato di stima che non cancella però il rammarico per il diverso trattamento ricevuto, segno di un sistema che, secondo Magnini, ancora oggi non garantisce parità di giudizio per tutti gli atleti. E in questo discorso è compresa anche la stampa, che per Magnini ha grandi responsabilità.

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