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Come l’NBA è cambiata nell’ultimo decennio: evoluzione del gioco e delle statistiche

Victor Wembanyama e Nikola Jokic in azione

Negli ultimi dieci anni, l’NBA ha subito una trasformazione radicale nel modo in cui il basket viene giocato e analizzato. L’evoluzione delle strategie come l’uso sempre più avanzato delle statistiche e l’impatto della tecnologia hanno cambiato profondamente il gioco. Il tiro da tre punti, per esempio, è diventato il fulcro dell’attacco, mentre il ruolo dei lunghi si è adattato a uno stile più versatile e dinamico. L’analisi dei dati ha rivoluzionato le decisioni tattiche, influenzando scelte di mercato e gestione del minutaggio. Il ritmo delle partite è aumentato gradualmente, rendendo il gioco più veloce e spettacolare. Questo cambiamento ha portato anche alla formazione di nuovi talenti con skillset innovativi. Allo stesso tempo, la lega ha abbracciato un approccio più scientifico alla preparazione atletica e alla prevenzione degli infortuni. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Golden State Warriors
(Foto di Jonathan Ferrey/Getty Images)

Il dominio delle triple

Una delle novità più sostanziali che ha portato il nuovo decennio dell’NBA è l’ascesa del tiro da tre punti. Giocatori come Steph Curry hanno incarnato questa rivoluzione che ha investito il basket, portando la “tripla” da semplice soluzione estemporanea, a fulcro delle strategie e base su cui costruire la logica di una squadre intera. Il cambiamento che ha attraversato l’ultima era del basket americano e che è perfettamente ritratto da un tweet di Kirk Goldsberry, giornalista-analista per ESPN, che ritrae due mappe di tiro delle prime 200 posizioni in cui sono stati presi i tiri nella NBA: a sinistra quelli della stagione 2001-02, a destra quella del 2019-20. In meno di 20 anni sono di fatto scomparsi tutti i tiri dalla media distanza, soprattutto quelli dai gomiti e dalla linea di fondo. Oggi quei tiri sono sempre e solo triple, in particolar modo quelle frontali ma anche quelle dagli angoli.

Oggi, nella stagione 2024-25 e per la prima volta nella storia il tiro da tre punti rappresenta oltre il 40% dei tentativi di tiro complessivi. Il dato sembra essere destinato ad aumentare sempre di più e la questione potrebbe diventare seria per almeno un paio di motivi. Innanzitutto l’impatto che potrebbe avere sulla varietà delle strategie offensive, che corrono il rischio di venire lentamente demineralizzate. In secondo luogo c’è il tema riguardante l’esperienza dei fan, che potrebbero assistere a partite dalle dinamiche di gioco sempre più prevedibili, e quindi noiose. Il commissioner NBA, Adam Silver, si è di recente espresso sulla questione:

Abbiamo molte discussioni sullo stile di gioco. Non ridurrei il problema al solo tiro da tre punti. Consideriamo le cose in modo più ampio, valutando il livello di talento in campo, la diversità delle offensive e la percezione dei fan“.

Il nuovo ruolo dei lunghi

Il ruolo del centro è quello che ha subito un cambiamento più radicale nel corso dell’ultimo decennio. Un tempo quella del pivot era una mansione riservata a giocatori grossi e robusti il cui compito principale era quello di prendere rimbalzi e bloccare i tiri degli avversari. Negli anni ’90 profili come Shaquille O’Neal e Hakeem Olajuwon avevano uno strapotere fisico che li rendeva padroni dell’area piccola sotto canestro, sia in attacco che in difesa. Con il passare degli anni il gioco del basket è diventato sempre più fluido e dinamico, costringendo le squadre a un’esigenza di versatilità nei loro interpreti.

Tra cambi di marcature e coperture mutevoli di zone di campo, i ruoli sono diventati sempre meno “fissi”, in primis quello del centro. A partire dal 2015, centri come Al Horford ed Anthony Davis hanno trainato la rivoluzione portando questo tipo di giocatori improvvisamente a tirare con efficienza dall’arco. Ed è così che in lega è sbarcata una generazione di centri come Towns, Jokic ed Embiid che si sono approcciati fin al gioco con una particolare predisposizione al gioco perimetrale e al tiro dalla distanza. Oggi i centri sanno fare praticamente tutto: tirare, passare, palleggiare e difendere. Il loro raggio di azione non è più ridotto all’area sotto canestro, ma si estende ovunque, chiamandoli a creare spazio per i loro compagni di squadra da una parte e a chiudere le linee di tiro degli avversari dall’altra.

Nikola Jokic e Luka Doncic
(Foto di Ron Jenkins/Getty Images)

L’evoluzione delle statistiche NBA

Nel corso degli anni, l’NBA ha visto un cambiamento significativo nell’uso delle statistiche per valutare giocatori e squadre. In origine, i dati si limitavano a punti, rimbalzi e assist, offrendo un quadro essenziale delle prestazioni. Con il tempo, sono emerse metriche più sofisticate, come il PER e le Win Share, che forniscono un’analisi più dettagliata dell’impatto dei giocatori sulle vittorie. L’avvento della tecnologia ha rivoluzionato ulteriormente il settore: i sistemi di tracciamento come SportVU hanno permesso di raccogliere dati con estrema precisione, dando vita a nuovi indicatori come l’eFG% e l’Usage Rate.

Oggi, la rappresentazione visiva dei dati gioca un ruolo chiave, con dashboard e grafici interattivi che facilitano la comprensione delle tendenze di gioco. Guardando al futuro, l’intelligenza artificiale e l’analisi predittiva stanno diventando strumenti fondamentali per anticipare infortuni, affaticamento e prestazioni. Questa costante evoluzione delle statistiche non solo ha cambiato il modo di analizzare il basket, ma ha anche trasformato il modo in cui squadre e allenatori prendono decisioni strategiche.

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