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Natisone, chiuse le indagini: le accuse della procura. “Perchè sono morti i ragazzi”

La tragica scomparsa di tre giovani nel fiume Natisone ha sollevato interrogativi sulle dinamiche dell’incidente e sulle responsabilità dei soccorritori. Recentemente, la Procura di Udine ha concluso le indagini, formulando accuse specifiche nei confronti di alcuni operatori coinvolti nelle operazioni di salvataggio.

La tragedia

Il 31 maggio 2024, Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Molnar si trovavano sul greto del fiume Natisone quando furono sorpresi da una piena improvvisa. Nonostante le richieste di aiuto, i tre giovani furono trascinati dalla corrente e persero la vita per annegamento. Le indagini hanno evidenziato che la prima chiamata di soccorso fu effettuata alle 13:29, mentre il decesso è avvenuto intorno alle 14:10, indicando un intervallo di 41 minuti durante il quale un intervento tempestivo avrebbe potuto fare la differenza. (continua dopo la foto)

“Perchè sono morti i ragazzi”

La Procura di Udine ha formalizzato l’accusa di omicidio colposo nei confronti di tre vigili del fuoco della sala operativa di Udine e di un operatore della Sala operativa regionale emergenza sanitaria del Friuli Venezia Giulia (Sores Fvg). Secondo l’accusa, “mediante condotte colpose concorrenti, per imperizia, negligenza e imprudenza, hanno cagionato la morte dei tre ragazzi”.

Le indagini hanno messo in luce diverse criticità nelle operazioni di soccorso. In particolare, si evidenzia che i vigili del fuoco avrebbero omesso di visualizzare immediatamente le coordinate geografiche del luogo da cui proveniva la chiamata di soccorso, non comprendendo che l’intervento avrebbe dovuto essere effettuato con il velivolo più vicino. Di conseguenza, non hanno richiesto tempestivamente l’intervento dell’elicottero “Doppio India”, che è decollato solo alle 14:07, giungendo sul posto alle 14:13, quando ormai i ragazzi erano già stati trascinati dalla corrente da circa tre minuti. 

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