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Edoardo Bove dimesso dall’ospedale, quale sarà il suo futuro nel calcio professionistico

Edoardo Bove dimesso dall’ospedale “Careggi” di Firenze dove era ricoverato dalla sera del 1° dicembre in seguito al malore in campo durante Fiorentina-Inter. Il centrocampista, di proprietà della Roma ma attualmente in prestito alla Fiorentina, è stato sottoposto martedì a un intervento per l’impianto di un defibrillatore sottocutaneo removibile.

L’operazione, decisa per prevenzione e per garantire la sicurezza del giocatore in futuro, è perfettamente riuscita. La tipologia di dispositivo impiantato, removibile, lascia aperta la possibilità di rimuoverlo in futuro, qualora le condizioni lo consentano, ma le opinioni in merito sono costrastanti Nelle prossime ore, Edoardo Bove è atteso al Viola Park per incontrare i dirigenti del club, il tecnico Raffaele Palladino e i compagni di squadra. Un momento importante per ristabilire un contatto diretto con l’ambiente viola e ricevere il sostegno del gruppo.

Il futuro di Edoardo Bove nel calcio professionistico, l’opinione dell’esperto cardiologo

Al momento, non ci sono indicazioni chiare sui tempi di un eventuale ritorno in campo di Bove. La priorità è la salute del giocatore, e ogni decisione sarà presa con cautela, in accordo con lo staff medico. A proposito del futuro di Edoardo Bove nel calcio professionistico ha recentemente parlato il dottor Daniele Andreini, cardiologo presso l’IRCCS Galeazzi di Milano. Il medico, a proposito dell’operazione subita da Bove per l’impianto di un defibrillatore rimovibile, ha spsiegato che “è stato scelto questo tipo di dispositivo, e non uno classico, considerando l’età del ragazzo. Nei giovani, che potrebbero portarlo per un lungo periodo, si preferisce questa opzione perché, non essendo inserito direttamente nel cuore, riduce significativamente il rischio di infezioni e complicanze che possono avere conseguenze anche gravi”.

Andreini ha poi spento gli entusiasmi su un possibile rientro nel calcio professionistico di Bove. Ricordiamo che secondo le normative italiane nessun atleta può praticare sport a livello professionistico avendo impiantato un defibrillatore. “Non è un loop recorder – ha detto Andreini – che si tiene per un periodo che di solito va dai 6 mesi a un paio di anni per monitorare le aritmie. Il suo generalmente non si toglie, a meno che, ma è rarissimo, la patologia non si risolva. Tutto nasce da un equivoco, secondo cui in Italia non si gioca se si ha un defibrillatore. Io direi che non si gioca in Italia se si ha una patologia cardiaca tale da prevedere un defibrillatore”.

E se Bove non dovesse avere più episodi di fibrillazione cardiaca? “È estremamente improbabile – ha risposto il medico dell’IRCCS Galeazzi – che un cardiologo si prenda la responsabilità medico-legale di togliere un defibrillatore a un soggetto che ha già avuto un arresto cardiaco, sarebbe come dire tolgo la terapia salva-vita a qualcuno che ha un tumore”.

Che cos’è un defibrillatore rimovibile

Un defibrillatore sottocutaneo removibile è un dispositivo medico impiantato sotto la pelle, progettato per monitorare il ritmo cardiaco e intervenire in caso di aritmie pericolose, come fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare. A differenza dei defibrillatori cardiaci tradizionali, il modello “removibile” è pensato per essere temporaneo e non permanente, e viene utilizzato in situazioni specifiche.

Il dispositivo rileva costantemente l’attività elettrica cardiaca, pronto a intervenire in caso di anomalie.

  • Trattamento immediato delle aritmie: Se rileva un ritmo cardiaco potenzialmente letale, il defibrillatore invia una scarica elettrica per ripristinare un battito regolare.
  • Impianto sottocutaneo: Viene posizionato sotto la pelle, di solito nella zona toracica, senza che elettrodi siano inseriti direttamente nel cuore, riducendo i rischi di complicazioni.

Il dispositivo è progettato per essere rimosso se non è più necessario, ad esempio se il problema cardiaco che lo ha richiesto viene risolto o se le condizioni cliniche del paziente migliorano. Questo aspetto è particolarmente utile in giovani pazienti o in situazioni transitorie, dove un defibrillatore permanente potrebbe non essere necessario.

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