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“Se Sinner non mi avesse battuto quel giorno, oggi non sarebbe nessuno”: la provocazione del campione

Jannik Sinner fa parlare di sé… anche per episodi legati agli inizi di carriera. Nel mondo del tennis, si sa, i siparietti post-partita possono essere tanto memorabili quanto i match stessi. Ed è proprio un aneddoto di questo tipo che l’ex tennista statunitense Steve Johnson, ex numero 21 ATP, ha raccontato durante il podcast Nothing Major.

L’americano, con un mix di autoironia e nostalgia, ha ricordato la sua sfida con Jannik agli Internazionali d’Italia del 2019, un incontro che, secondo le sue stesse parole, ha quasi fatto vacillare la sua carriera. “Penso che fosse intorno al 2018 o 2019. Ero nei primi quaranta al mondo e stavo giocando a Roma, dove storicamente non ho mai fatto bene”, ha esordito Johnson.

“Non avevo mai sentito parlare di questo Sinner. Entro in campo, vedo questo ragazzo alto un metro e novanta per 50 kg, super magro, e penso ‘questa cosa potrebbe mettermi a disagio’. L’unica cosa che riuscivo a pensare era: devo vincere”.

Le cose, però, non sono andate come sperava. Dopo un primo set vinto facilmente – “6-1 o 6-2, non ricordo esattamente” – l’inerzia del match è cambiata. “Perdo malamente il secondo set e nel terzo cerco solo un modo per sopravvivere. Forse ho avuto dei match point, ma alla fine perdo 7-5”, ha raccontato Johnson con un sorriso amareggiato. (continua dopo la foto)

La sconfitta ha avuto ripercussioni immediate. “Torno nello spogliatoio e chiamo il mio agente. Gli dico di cancellare tutti i miei impegni successivi: volevo ritirarmi dal tennis. Gli ho detto che avevo perso contro un ragazzino di 17 anni che faceva schifo, era terribile…”. Ovviamente, col senno di poi, la prospettiva è cambiata: Sinner oggi è il dominatore del tennis mondiale.

“Pensavo che quella sarebbe rimasta l’unica vittoria di Sinner nel circuito. Chi immaginava che, quattro anni dopo, lo avremmo trovato a vincere Slam, tornei importanti e a intascare milioni di dollari?”, ha scherzato Johnson.

Magari, se non vinceva con me, adesso giocava nei Challenger…”. Un momento di autoironia che dimostra come anche le sconfitte più dolorose possano essere rivalutate con il passare del tempo. E sì, forse Johnson ha perso quel match, ma almeno può vantarsi di essere stato uno dei primi “step” nel percorso di ascesa di un ragazzino predestinato a diventare una leggenda del tennis.

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