Che Conor McGregor fosse uno dei top fighter anche per l’entità dei suoi guadagni non c’era dubbio, ma questo nulla toglie alla magnanimità del suo gesto. Uno slancio di generosità, nato dalla volontà di aiutare alcuni connazionali irlandesi meno fortunati, che sta provocando uno strascico positivo. Un esempio non isolato nel mondo della boxe, dove la beneficenza ha spesso trovato campioni disposti a impegnarsi per gli altri.
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Dublino ringrazia Conor McGregor
Non troppo tempo fa avevamo parlato di come il cachet del suo incontro del 2017 con Floyd Mayweather avesse spinto quest’ultimo in testa alla classifica degli sportivi più pagati. Ma negli ultimi mesi l’artista marziale misto di Dublino è tornato sotto i riflettori per la decisione di costruire otto case per altrettante famiglie della sua città in difficoltà abitative.
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Una missione che McGregor aveva annunciato sul proprio profilo Instagram @thenotoriousmma con un post molto accorato che si concludeva con un emblematico “Irlanda per sempre”. E che raccontava l’orgoglio di poter dare nuove memorie e una vita a famiglie attualmente costrette a vivere in hotel fuori dalla capitale.
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La beneficenza che funziona
“Il sole torna sempre dopo la tempesta”, erano state le parole dell’ex campione dei pesi Leggeri e Piuma UFC. E a confermarlo, ecco la novità più bella e attesa: quella del coinvolgimento della Tuath Housing nella vicenda. È l’Irish Post a raccontare dell’offerta ricevuta dalla Charity da parte della Sycamore Residential Homes. Dettasi pronta a realizzare le abitazioni entro il prossimo gennaio, al costo di 420.000 euro l’una.
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Offerta che la Tuath ha comunicato al Dublin County Council, che si occupa della lista di attesa degli aventi diritto. E che, grazie all’approvazione dei finanziamenti liberati dal fondo Capital Advance Leasing Facility, potrebbe davvero imprimere una svolta decisiva. Ma soprattutto rendere realtà l’idea alla base della volontà di fare della beneficenza reale da parte di un figlio prediletto dell’Irlanda.
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Le origini del progetto
E dire che il primo impulso alla decisione di McGregor pare sia venuto dall’incontro con un giovane fan in occasione di una visita a Baltimore, nel Maryland, nata con l’intenzione di promuovere la Proper No. Twelve, la sua azienda di whiskey. In quella occasione, l’atleta irlandese si era accorto solo troppo tardi della possibilità che il suo ammiratore fosse costretto a vivere con la madre e la sorella nella macchina dalla quale l’aveva visto scendere. Il fastidio, la rabbia, l’impotenza provate allora potrebbero davvero esser state la molla decisiva per ciò che stiamo vedendo prendere forma oggi.
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Un esempio non isolato
A impegnarsi in maniera analoga, in un recente passato, era stato un altro britannico: Tyson Fury. Uno strano figuro, per molti un vero e proprio “cattivo del ring”… Che pure qualche mese fa aveva annunciato di voler devolvere in beneficenza un compenso di circa nove milioni di euro, in favore di poveri e senzatetto. Anche se gli esempi più vicini a noi, fisicamente e cronologicamente, sono forse quelli di Patrizio Oliva e Matteo Signani. Testimonial della guerra alla criminalità, il primo per il sostegno dato alla “Corsa di beneficenza” a sostegno di Arturo, il ragazzo accoltellato da una baby gang a via Foria. Il secondo per la partecipazione alla partita di calcio 1° Trofeo Ail Città di Riccione, i cui proventi sono stati destinati all’Associazione Italiana contro le Leucemie di Rimini.
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