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Inter, i big match tutti persi: ora è allarme rosso

L’Inter si ritrova davanti a una verità scomoda: contro le grandi si rimpicciolisce. Juventus, Napoli, Milan, Atletico Madrid e ora il Liverpool: dall’inizio della stagione non è arrivato nemmeno un punto negli scontri diretti, tutti persi. Difficile spiccare il volo così. L’accerchiamento finale all’arbitro tedesco Zwayer per quella sua invenzione “allegra”, con Lautaro disperato e sbracciante e Kolarov ammonito, è stato comprensibile, ma la vera Inter si è vista poco, ancora prima del casus belli.

I Reds non sono la macchina infernale dell’anno scorso, ma anche i nerazzurri non avevano la brillantezza mostrata sabato, contro un avversario di livello inferiore. Il rigore regalato a Szoboszlai ha avvelenato la supersfida e cambiato tutto, risultato e percezione.

Alla fine, ancora una volta, il gruppo di Chivu ha chiuso un big match con un pugno di mosche in mano. E questa sconfitta ha fatto ancora più male ai 75 mila di San Siro, proprio per la mannaia arbitrale, ma resta una domanda: com’è possibile restare a zero punti in cinque sfide contro squadre dello stesso livello?

Il percorso europeo ha replicato quello italiano: alle cadute in Serie A si sono aggiunte quelle in Champions. Per essere vincenti non basta far bottino pieno contro le piccole: nei duelli che contano di più servono qualità che sembrano dissolversi quando si alza l’asticella. (continua dopo la foto)

Il blocco psicologico (ma anche le difficoltà tecniche) sono apparsi evidenti, soprattutto nella prima mezz’ora condizionata dagli infortuni di Calhanoglu e Acerbi. Due cambi obbligati che hanno influito sulla trama del match. Eppure gli uomini di Slot non hanno fatto chissà che: c’era spazio per colpire.

Senza quella chiamata ingiustificabile di Zwayer al Var, probabilmente sarebbe arrivato almeno un pari. Ma in questa Champions diversa dalla scorsa, appena si è alzato il livello, l’Inter si è sbucciata le ginocchia: dopo i 12 punti contro avversari meno nobili, è arrivata la caduta al Metropolitano con l’Atletico all’ultimo angolo e poi la serata dei rimpianti contro il Liverpool.

Inter, la necessità di cambiare passo

Prima, in Serie A, il copione era lo stesso: la prova deludente allo Stadium contro la Juve allora di Tudor, il crollo nella trappola contiana a Napoli, e il derby perso con la beffa di Pulisic nonostante una buona partita. Mettendo insieme tutto, il quadro comincia ad apparire evidente. A questa squadra manca qualcosa, anche nella composizione della rosa.

L’età dei centrali difensivi è molto alta, e l’idea di Chivu di far disputare due partite in tre giorni ad Acerbi si è dimostrato un errore costato caro. Luis Henrique come terzino destro ha confermato le sue difficoltà contro squadre fisiche e che pressano, a centrocampo la coperta è corta e non c’è un vice di Calha. Di conseguenza aumenta il rischio di infortuni per il turco.

Il centrocampo è poco fisico, Diouf può giocare solo in fascia e non risolve il problema: quindi l’unicoo schema possibile è il pressing alto perché non ha vere alternative. E perde i big match perché pur essendo forte non è una squadra stellare, ha bisogno di costruire molte azioni per fare un gol perché nei 16 metri manca un giocatore letale e appena si abbassa emergono tutti i difetti di una rosa forte, ma con evidenti lacune.

Fra poco più di una settimana, a Riad, ci sarà in palio il primo trofeo della stagione, e sul cammino ci sono ancora Napoli e Milan. In Champions la qualificazione si allontana: mancano Arsenal e Borussia Dortmund, e ci vorrebbero almeno 4 punti (che forse non basterebbero nemmeno). Serve un cambio di passo immediato, perché la differenza tra una stagione di rimpianti e una stagione vincente passa proprio da qui.

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